Onestà, trallallà
«La ferocia dei moralisti è superata soltanto dalla loro profonda stupidità», scriveva Filippo Turati.
Ma quanto sono stupidi questi grillini che urlano nelle piazze «onestà, onestà» e poi si fanno beccare a togliere le multe ai loro amichetti? È successo a Torino. Paolo Giordana, capo di Gabinetto e braccio destro della sindaca Chiara Appendino, è stato intercettato mentre pietiva il più classico e stupido abuso di potere, roba da sottobosco di Prima Repubblica. Giordana non è soltanto un tecnico, è l’ideologo della Appendino, il Rasputin dei Cinquestelle, uno organico al movimento degli onesti, che solo poche ore prima aveva subito un altro colpo, cioè l’avviso di garanzia per turbativa d’asta al proprio sindaco di Livorno Filippo Nogarin. Chi fa aumentare lo stipendio al fratello del suo socio, chi toglie le multe agli amici, chi pasticcia con i bilanci e chi con gli appalti. Da Roma a Torino via Livorno è questo il bilancio del partito degli onesti dove è andato al governo.
Del resto che c’è da aspettarsi di diverso da un partito il cui leader, Beppe Grillo – come racconta Antonio Ricci, padre di Striscia la notizia, nella sua biografia anticipata ieri dal Corriere -, non tanti anni fa girava nudo negli hotel di Tokyo facendo agguati ai clienti, copiava le battute da altri autori e millantava di aver scritto famose canzoni? Una simpatica canaglia, un pregiudicato per omicidio che non ha mai smentito di essere stato pure evasore fiscale. Di lui, e degli onesti che impongono ai loro dirigenti di togliere le multe agli amici, si sono innamorati pezzi forti della magistratura moralizzatrice, da Piercamillo Davigo a Nino Di Matteo, eroe dell’antimafia pronto a lasciare la toga per entrare in un eventuale governo Cinquestelle. Piccoli truffatori e feroci moralizzatori in campo al grido di «onestà trallallà». Storia già raccontata da un altro capocomico, Totò, nel celebre film Gli onorevoli, in cui il maldestro e nostalgico Antonio La Trippa tentò di scalzare il potere al motto di «vota Antonio, vota Antonio». Salvo poi scoprire che la sua squadra era più furba e corrotta di quella che si proponeva di sostituire. Abbiamo tutti riso, era solo un film.
Vai a immaginare che Grillo avrebbe provato a metterlo in pratica.
IL GIORNALE