Parlamento trasformista a cominciare da Grasso: 6 cambi di maglia su 10

Per completare la mutazione genetica mancava solo quella della seconda carica dello Stato.

Ora che anche il presidente del Senato Pietro Grasso ha smesso i panni del Pd per indossare la divisa del gruppo Misto, il Parlamento che arriva al fotofinish della legislatura ha sembianze trasfigurate rispetto al ritratto disegnato dagli elettori nel 2013. Alla vigilia della campagna elettorale, infatti, è quello del trasformismo il partito più popoloso. Secondo i calcoli di Openpolis sono in tutto 533 i cambi di casacca registrati da inizio mandato su 945 eletti tra deputati e senatori. Di fatto per il 60% l’assetto di Camera e Senato non è più quello che quattro anni fa avevano decretato i cittadini nel segreto dell’urna. In media dieci parlamentari al mese hanno fatto i bagagli per trasferirsi a migliori lidi, contro i quattro della precedente legislatura.

Nemmeno i guardiani di Montecitorio e Palazzo Madama, timonieri di un Parlamento in piena crisi di identità, hanno resistito al valzer. Prima di Grasso, che ha appena formalizzato l’addio al Pd in dissenso con la fiducia posta sulla legge elettorale, già Laura Bordini si era sistemata tra le fila dei mutanti del Transatlantico, abbandonando Sinistra italiana per il Misto. Che, non è un caso, è il gruppo che registra la performance migliore: in quasi cinque anni ha guadagnato ben 85 membri, con un saldo positivo, tra entrate e uscite, di 43 parlamentari (11 al Senato e 32 alla Camera). Solo nell’ultima settimana a Palazzo Madama hanno cambiato gruppo anche Roberto Calderoli (una scelta «tecnica», legata non a tormenti politici ma alle grane giudiziarie della Lega, sottoposta ai sequestri e pignoramenti) e Giovanni Piccoli, uscito da Forza Italia neanche un mese fa e ora di nuovo rientrato. Con loro il Senato conta 234 passaggi attraverso le porte girevoli dei regolamenti che non prevedono il vincolo di mandato: si tratta in tutto di 138 senatori ballerini. Il 43% degli eletti a Palazzo Madama ha cambiato gruppo almeno una volta, ma sono molti gli eterni indecisi. Luigi Compagna, per esempio, si è trasferito di schieramento per nove volte, dal Gal al Misto, a Fi, passando per Conservatori e Riformisti. L’ex grillino Francesco Campanella è transitato nel Misto prima di unirsi anche lui a Bersani.

Alla Camera sono stati 299 gli abbandoni e ripensamenti, per 204 deputati transfughi. Tra i recidivi Adriano Zaccagnini che ha collezionati 4 cambi tra M5s, Misto, Sinistra italiana e Mdp. Ma la lotteria del trasformismo non è solo una questione di sensibilità e spirito di appartenenza: qui si giocano anche i fondi che i gruppi percepiscono da Montecitorio e Palazzo Madama, che valgono 50 milioni l’anno. Una partita in cui ogni senatore porta con se una dote di 67mila euro, un deputato di 50mila. Denaro da spendere per l’attività politica, ossigeno per i partiti prosciugati dall’abolizione del finanziamento pubblico. E se Openpolis ha rilevato che alla Camera solamente 4 gruppi su 11 sono una diretta emanazione di quanto sancito dopo le politiche 2013 (Pd, M5s, Ln e Fdi), e al Senato 3 su 10 (Pd, M5s e Ln), guai ad accusare i mutanti di giravolte. In fondo sono i partiti che si trasformano, mica loro.

IL GIORNALE

Rating 3.00 out of 5

No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.