Si dice che perfino i Mercati – nuova divinità che tutto regola – siano pronti ad auscultare i risultati delle elezioni siciliane per capire come andrà a finire l’Italia. Mi pare una estensione esagerata. I Mercati sono sensibili alle prospettive di grande variazione sistemica: un boom del M5S e in misura minore di Matteo Salvini o un crollo verticale del Pd potrebbero allarmarli. Ma soltanto con numeri clamorosi. Andrà davvero così? Alle elezioni del 2012 il centrodestra perse perché si presentò diviso: da un lato il Popolo della Libertà con Musumeci (24,6 per cento), dall’altro il forzista Miccichè per conto suo (20 %). Unito, avrebbe stravinto. Oggi Musumeci e Miccichè remano insieme e sarà interessante vedere il risultato della reunion. Sarà interessante soprattutto vedere il risultato di Salvini: abbandonata la sigla di copertura (Noi per Salvini) incompatibile con Lega Nord, oggi la parola Nord è scomparsa e questa sarà la prima verifica della Lega come partito nazionale. Salvini ha capito che non si diventa leader di niente se non si copre l’intero territorio nazionale.

Si è per questo impegnato molto in Sicilia, dove può rubare qualche voto al centrodestra e ai 5 Stelle. Saranno comunque voti d’oro da aggiungere a quelli del Nord. L’altro partito da tenere sott’occhio è il Movimento di Grillo. Cinque anni fa Giancarlo Cancelleri – lo stesso candidato di oggi – prese il 15 per cento. Da allora il M5S ha trionfato alle elezioni politiche del 2013 e alle comunali del 2016. È andato malissimo alle amministrative di quest’anno e oggi si trova di fronte ai pessimi risultati di Roma, alla gestione negativa di Torino, ai seri problemi di Livorno. Basterà a fermarli? O il perdurante odio nei confronti del sistema politico li porterà a vincere, anche se le previsioni sono per una vittoria del Centrodestra?
Il Partito democratico è in evidente difficoltà per gli errori della giunta Crocetta. Nel 2012 vinse per un forte contributo dell’Udc (11 per cento) e della stessa lista Crocetta (6 per cento). La coalizione ebbe il 30 per cento, ma il Pd vi contribuì con appena il 13. Soltanto andare sotto le due cifre aprirebbe un problema psicologico, oltre che politico, visto che la lista Fava (6 per cento nel 2012) è in possibile miglioramento. Certo, se il Pd arrivasse quarto l’impatto sarebbe molto forte. Ma una previsione del genere per ora è azzardata. Si illude tuttavia chi pensa di processare Renzi per un risultato negativo. Il segretario non ama lasciarsi assediare. E pur sapendo che in Sicilia il M5S è molto più forte del Pd, ha accettato immediatamente il confronto televisivo con Luigi Di Maio per rilanciare subito sul piano nazionale e neutralizzare in un colpo (se ci riesce) nemici esterni e avversari interni. Mentre nel centrodestra – al di là dei buffetti nella ‘cena dell’arancino’ – comincerà da lunedì il confronto vero tra Berlusconi e Salvini. Le elezioni siciliane non sono insomma un punto d’arrivo, ma la partenza di un confronto all’arma bianca di quattro mesi.

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