Dai tribunali alle scuole. Ecco l’Italia a rischio crollo
Siamo un paese di pazzi. Una nazione in cui si costruisce un cinema multisala tra una collina franosa e un fiume che periodicamente esonda. In cui persino un Tribunale – l’istituzione che dovrebbe assicurare giustizia e rispetto delle leggi – viene realizzato direttamente sull’argine di due fiumi, al di fuor delle prescrizioni di legge e di quelle ambientali-idrogeologiche. Due mesi fa la tragedia ha colpito Livorno, con i fiumi sotterrati che sono letteralmente esplosi spazzando via quel che hanno trovato sul loro cammino. Ma in Italia, spiegano gli esperti, ci sono dieci, cento, mille situazioni che oggi sono soltanto dei rischi elevati potenziali; ma che domani, dopodomani possono trasformarsi in disastri in grado di uccidere, distruggere, fare danni per miliardi.
In questo dossier, tratto dal Rapporto di Legambiente «Effetto bomba», aggiornato con le ultime novità, indichiamo dieci edifici o agglomerati edilizi che sembrano essere stati studiati deliberatamente per amplificare il rischio di catastrofe in caso di eventi meteo gravi. Si va dal ricco Nord al Mezzogiorno d’Italia, senza soluzione di continuità. Case ed edifici commerciali e produttivi – ma anche un tribunale, come nel caso di Vicenza, o una scuola materna, come ad Aulla – costruiti in luoghi dove non sarebbe né prudente né legale posare neanche un mattone. Luoghi dove si può morire. Edifici per i quali l’unica soluzione sicura è la demolizione.
1 MASSA-CARRARA
Solo un argine per prevenire l’inondazione
Ad Aulla, in provincia di Massa e Carrara, dagli Anni 60 e 70 una zona ad alto rischio idrogeologico sulle sponde del fiume Magra – notoriamente a rischio alluvione ed esondazione – sono state costruite case e strutture pubbliche. Il pericolo è esploso nell’ottobre del 2011, con il Magra che ha rotto gli argini allagando buona parte della città, causando 2 morti e gravissimi danni. Tra le strutture colpite la caserma dei vigili del fuoco, la sede del Comune (due dei quattro piani sono stati sommersi), il presidio sanitario e la scuola materna e media, miracolosamente vuota di studenti e insegnanti. È in via di ultimazione un mega-argine in cemento lungo 2-3 chilometri e alto tra 4 e 10 metri: pessima soluzione che vuole mettere in sicurezza gli edifici costruiti nelle golene, rinviando e amplificando il problema a valle.
2 COSENZA
Un cinema con vista sulla scarpata
Dall’inizio degli anni 2000 un’ampia struttura commerciale, comprendente un cinema multisala, è stata costruita nel comune di Zumpano (Cosenza) in un luogo assurdo e insieme pericolosissimo. Ovvero, ai piedi di una scarpata, nelle immediate vicinanze del fiume Crati, il principale corso d’acqua della Calabria, ed esattamente al di sotto di una collina argillosa. Che ad ogni pioggia registra movimenti franosi. Per queste peculiarità nel 2001 il Pai ha classificato l’area ad altissimo rischio franoso per quanto riguarda la parte collinare, e a rischio alluvione per la vicinanza con il Crati. Già nel 2010 la tragedia è stata evitata per miracolo: due frane del tipo «scorrimento-colata di fango» si sono distaccate da un costone, invadendo l’area adibita a parcheggio della multisala in costruzione – in fase di ultimazione a pochissimi metri dal supermercato – e l’area del cinema. Che in quel posto non ci può proprio stare.
(Tra la collina franosa e il fiume. Già nel 2010 la tragedia è stata evitata per miracolo, con due frane del tipo «scorrimento-colata di fango»)
3 ROMA
Il condono salva le ville abusive
Isola Sacra, una frazione del Comune di Fiumicino lungo il Tevere, in provincia di Roma, è un agglomerato di ville, villette o piccole palazzine abusive che si estende per circa 8 chilometri quadrati in modo confuso tra il canale artificiale di Fiumicino e l’asta del Tevere di Fiumara Grande.
La zona è considerata a forte rischio idrogeologico, e ha registrato terribili alluvioni nel 2008, 2011, 2012 e 2014. La maggior parte degli edifici abusivi sono sorti a partire dagli Anni 70, in seguito alla costruzione dell’aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino, e sono passati attraverso tre condoni nel 1985, nel 1993 e nel 2000. Dopo ogni nuova sanatoria, come era prevedibile, le cubature di quest’area ricominciavamo magicamente ad aumentare con sempre nuovi abusi. Sono stati programmati una serie di interventi per mettere in sicurezza la zona, ma la situazione resta pericolosa, in particolare per il cosiddetto «Villaggio dei pescatori», situato proprio allo sbocco del Tevere in mare.
(Abusivismo condonato. Gli abusi nelle case sono stati progressivamente condonati ma il Tevere continua a sommergere gli edifici)
4 GENOVA
L’asfalto sul rio non evita l’esondazione
Genova è città ad elevato rischio idrogeologico, ma particolarmente critica è la situazione dell’area artigianale in località Staglieno, nei pressi del Cimitero monumentale, dove tradizionalmente gli artigiani marmisti hanno concentrato le loro attività nel corso dei decenni.
In quest’area il Rio Sant’Antonino è stato completamente asfaltato e ricoperto; solo in un punto il torrente riemerge in superficie, ma i detriti accumulati ne ostacolano il deflusso verso valle non permettendo all’acqua di trovare una via di fuga. La conseguenza inevitabile è che quando piove molto l’acqua trova l’unica via di sfogo lungo la strada, andando così ad allagare le attività artigianali presenti poco più a valle.
Alluvioni gravissime si sono verificate nel 1970, 1992, 2011 e 2014. Diverse attività che si trovano in zone alluvionali e al di sotto del sedimento stradale stoccano materiali pericolosi per l’ambiente e la salute dei cittadini che si sono riversati, sia nel 2011 che nel 2014 per le strade infangate di Genova, in via Fereggiano e Tolemaide.
(Il rio interrato. Il Rio Sant’Antonino, completamente asfaltato e ricoperto, è poco distante dal cimitero monumentale di Genova)
5 CARRARA
Quell’alveo che minaccia le segherie
Dall’inizio del ‘900 le sponde del torrente Carrione a Carrara – un torrente strangolato da ponti, edifici e numerose strozzature, che hanno reso l’alveo insufficiente – sono occupate da segherie di marmo. Negli ultimi decenni la città è stata oggetto di diversi eventi alluvionali, che hanno causato danni e fatto vittime. Una situazione molto pericolosa, che ha visto allagamenti ed esondazioni nel 2003, 2012 e 2014. Nonostante il pericolo sia ben noto, il piano strutturale prevede per le segherie ancora attive la conferma dello stato di fatto la ristrutturazione edilizia, la sostituzione edilizia, il cambio di destinazione d’uso (con laboratori artistici, esposizioni, studi, ecc.). Di recente la Regione Toscana si è attivata con numerosi interventi lungo l’asta principale del Carrione.
(Un piano della Regione Toscana. È stato avviato un progetto di sistemazione complessiva, comprendente anche il bacino montano del Carrione)
6 CHIETI
Un megamall sotto le sponde del fiume
Il Megalò, a Chieti, è uno dei più grandi centri commerciali d’Italia. Peccato che nel 2005 sia stato costruito proprio sotto le sponde del fiume Pescara, a Chieti Scalo, ad appena 150 metri dall’argine. Anche se la zona è classificata dal Pai dell’Abruzzo come «ad alta pericolosità idrogeologica», il centro non è stato sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale. Ma l’area è cassa di espansione naturale del fiume, resa inedificabile dal vincolo idrogeologico. Per superare «l’ostacolo» del vincolo si utilizzò come escamotage per abbassare la classe di rischio dell’area la costruzione di una arginatura alta oltre 10 metri, che però favorisce la piena man mano che il fiume si dirige verso Pescara.
(Allagamenti continui. Il fiume è esondato nel 2004 e nel 2013, ma sono state costruite due nuove strutture)
7 VERCELLI
Rifiuti radioattivi dove l’alluvione spazza il terreno
È una storia che i piemontesi conoscono molto bene. Intorno al 1970, proprio il territorio in provincia di Vercelli che si trova a ridosso della Dora Baltea, in un’area alluvionale valutata «a rischio medio», è stato indicato come deposito «temporaneo» per materiale radioattivo solido a non elevata radioattività, nell’ambito dell’impianto Eurex. Il deposito risiede in un’area collocata a poche decine di metri dalla Dora, e appena a monte dei pozzi da cui viene prelevata l’acqua potabile che alimenta il più esteso acquedotto del Piemonte, l’Acquedotto del Monferrato, che serve oltre cento Comuni in tre province. In Italia, come noto, nulla è più permanente delle strutture temporanee, e la zona è stata colpita da fenomeni alluvionali quasi annuali con grandissima frequenza.
(Nuovo deposito entro il 2019. Sogin è stata incaricata di costruire in località da definire un nuovo deposito)
8 REGGIO CALABRIA
Per gli studenti una casa sul greto del torrente
Dagli Anni 50 nella città di Reggio Calabria i tanti corsi d’acqua sono stati tombati o cementificati. Dall’inizio del 2000, in particolare, proprio nell’alveo della fiumara Annunziata sono stati avviati i lavori – a tutt’oggi incompiuti – della «Casa dello Studente», un edificio di 400 alloggi per studenti progettato dall’Università. I lavori, sospesi dal 2002 per l’aumento dei costi e per l’evidente assurdità della localizzazione (esattamente sul greto di un torrente che periodicamente esonda in modo rovinoso) sono stati avviati nonostante la zona sia ad alto rischio idrogeologico secondo il Piano d’Intervento della Regione Calabria. Da molti anni resta lo scheletro dell’edificio,anche se ormai è evidente che non ci sono alternative alla demolizione totale.
(Demolizione. Per la struttura bloccata dal 2002 non ci sono alternative alla demolizione totale)
9 VICENZA
Aule giudiziarie senza vincoli idrogeologici
Dal 2006 alle porte di Vicenza, tra la confluenza dei fiumi Bacchiglione e Retrone, sorge il complesso edilizio di Borgo Berga, che ospita il nuovo tribunale di Vicenza, un ipermercato e palazzi per uffici e residenze, che insistono in una zona a grave rischio di alluvione e parzialmente occupata da ex impianti industriali da bonificare. In più molte delle strutture, realizzate senza Valutazione Ambientale e senza rispettare i vincoli paesaggistici e idrogeologici e le osservazioni critiche del Genio Civile, sono state realizzate a meno di dieci metri di distanza dal corso dei due fiumi. In particolare il tribunale e il centro commerciale sono a picco sul fiume Retrone. Ovviamente l’area è stata interessata dalla grave alluvione del 2010 che ha sconvolto Vicenza, oltre che nel 2011.
(L’indagine. La procura – che ha sede qui – ha aperto un’indagine per esondazione colposa)
10 COSENZA
Case abusive in un’area pericolosissima
Siamo a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Dal 2000 la zona della foce del torrente Coriglianeto, l’area a maggior rischio idraulico nella zona, è stata massicciamente urbanizzata. In queste aree l’edificazione è vietata per legge ma, nonostante il Piano di Assetto Idrogeologico della Calabria parli chiaro, si è continuato a costruire. Peggio: nella porzione più a monte del Comune di Corigliano Calabro, lungo il torrente Leccalàrdo, una vasca di laminazione per trattenere l’acqua in caso di piena è stata trasformata abusivamente in un agrumeto privato, e vi è stato addirittura costruito un edificio privato in muratura. Parliamo di una zona vastissima dove da un momento all’altro possono verificarsi eventi che mettono a rischio la vita di migliaia di persone.
(L’inondazione del 2013. Parte della zona è stata sommersa da metri cubi d’acqua. Solo il caso ha evitato vittime)
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