Elezioni Sicilia, vince il centrodestra: Musumeci presidente

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Conquista la guida della Regione Siciliana il centrodestra, ricompattato sotto le bandiere di Berlusconi, Meloni e Salvini con Nello Musumeci che subentra a Rosario Crocetta come governatore, attestato al 39,8%. Quasi cinque punti più di Giancarlo Cancelleri, arrivato secondo nonostante l’impegno di Grillo e di tutti i leader del M5S che però si rivela il primo partito nell’isola. Un successo.

A tutto svantaggio di un Pd mortificato con il rettore Fabrizio Micari, penalizzato da un voto disgiunto che lo incolla a un insufficiente 18,5 per cento. Con magra soddisfazione di Claudio Fava che, pur superando di poco il 6%, con i «Cento passi» ha eroso voti al candidato del sindaco Orlando e al partito di Renzi, come speravano Bersani e D’Alema.

Euforico Musumeci, pur cosciente delle difficoltà economiche di una Sicilia dove l’astensionismo supera il 50 per cento. «Sarò il presidente di tutti», ha esordito dedicando la vittoria «ai miei tre figli e a tutti i figli dei siciliani che hanno diritto a un futuro migliore». E poi ha ricordato il figlio Giuseppe, scomparso per un infarto: «Non posso gioire, penso a lui».

Mentre volano gli stracci a sinistra con Micari che bacchetta Fava e Crocetta che si lancia contro Orlando, Musumeci può descrivere la sua affermazione come un trampolino della coalizione: «Un risultato di rilevanza nazionale. Da qui si punta all’Italia».

Intanto a Palazzo dei Normanni il governo deve farlo lui. E non è detto che il 39,8% per cento assicuri piena autonomia ai vincitori. Occorrono 36 deputati per avere la maggioranza nel parlamento, da questa legislatura ridotto da 90 a 70 seggi. «Non abbiamo bisogno di nessuno, abbiamo la maggioranza con 35 seggi» dice il parlamentare Saverio Romano, leader della lista «Popolari e autonomisti». In caso di difficoltà, lo sguardo si rivolgerebbe al gruppo di «Sicilia futura» dell’ex ministro Totò Cardinale, uno dei sostenitori di Micari.

La vittoria di Musumeci non è segnata dal fair play con il diretto avversario perché Cancelleri ha detto di non avere chiamato il vincitore: «Altrimenti dovrei chiamare Genovese e altri impresentabili, i veri vincitori». Per il pentastellato con base a Caltanissetta «questa vittoria è contaminata dagli impresentabili con la complicità dei media nazionali. Non ci sarà dialogo».

Posizione che non turba la luna di miele fra tutti i partiti della coalizione di centrodestra, compresa l’Udc di Antonio De Poli e Lorenzo Cesa che con il 7% si distinguono da chi non supera la soglia di sbarramento del 5%: né Angelino Alfano né Pier Ferdinando Casini che non riescono nemmeno a fare rieleggere il presidente uscente dell’Assemblea, Giovanni Ardizzone, rimasto al palo nonostante 8 mila voti.

Ammette il risultato negativo il ministro degli Esteri, sconfitto dai berlusconiani anche nella sua Agrigento: «Anche se non abbiamo ottenuto i risultati sperati non abbiamo rimpianti perché abbiamo fatto la scelta giusta». La scelta dell’asse con Renzi. Una partita ormai proiettata su Roma.

CORRIERE.IT

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