Renzi in trincea: non mi fanno fuori
«Sono mesi che cercano di mettermi da parte, ma non ci riusciranno nemmeno stavolta. Qui non si molla di un centimetro». Matteo Renzi tenta di uscire dall’assedio. Dopo il flop in Sicilia, utilizza la sua e-news per dire che «per farmi fuori hanno studiato vari modi: le prove false di Consip, la polemiche sulle banche, le accuse sulla mancata crescita…».
«Questa discussione sul premier è sterile, chi andrà a palazzo Chigi lo decideranno il Parlamento e il Capo dello Stato», ragiona. «A chi mi chiede discontinuità dico: cancelliamo gli 80 euro? Gli altri prima continuavano ad alzare le tasse. Io mi alleo con chi vuole fare una battaglia in Europa per tagliare le aliquote Irpef». «I sondaggi? Abbiamo molto da recuperare», concede. «Ma la gente non contesta la Buona scuola e gli altri risultati, ci accusa di essere stati troppo vicini a chi ha potere e poco presenti nei luoghi del dolore». «È arrivato il momento di cominciare la campagna elettorale, basta chiacchiere». «Questo Paese non è stanco e deluso», manda a dire a Pietro Grasso. Sul mancato ritiro dalla politica: «Ho pagato questa oggettiva incoerenza, ma se me ne fossi andato sarebbe stato un atto di arroganza».
Nomi alternativi per Palazzo Chigi? «Uno c’è già e si chiama Paolo Gentiloni. Non ho ansia di tornare a occupare la poltrona, ho l’incubo che si ritorni al meno 2% sul Pil». Fendenti a Di Maio: «Scappa dal confronto perché in Sicilia hanno perso. Di Maio è il nulla, chi si candida premier non può provocare e poi fuggire. Gli avrei chiesto perché ha partecipato solo al 30% delle votazioni alla Camera. E lo sfido a rinunciare all’immunità, altrimenti è lui la casta». Per Renzi è già campagna elettorale: «Vorrei introdurre la possibilità di scaricare dalle tasse il costo della badante».
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