Milano peggiore in Europa con la mina Creval. Popolari in rosso
–di Cheo Condina
La mina Creval travolge i bancari a Milano, con l’eccezione delle big Intesa Sanpaolo (+0,28% dopo la conferma dei dividendi di ieri) e Unicredit (+0,74%) nel giorno del cda che ha approvato i conti e cooptato Fabrizio Saccomanni. Ma sono i forti passivi delle popolari, cioè Banco Bpm (-7,5%), Bper (-4,4%) e Ubi Banca (-3%), a trascinare al ribasso il listino di Piazza Affari, che cede complessivamente lo 0,57%, comunque sopra i minimi di seduta, ed è il peggiore del Vecchio Continente. Meglio le altre Borse europee che chiudono invece attorno alla parità. A fronte dell’aumento da 700 milioni annunciato dal Creval – il titolo della banca valtellinese ha vissuto una seduta da incubo chiusa in ribasso del 29% – il mercato teme un ulteriore accelerazione del derisking sui bilanci bancari: domani, al proposito, è prevista un’audizione all’Europarlamento di Daniele Nouy, numero uno della vigilanza della Bce e promotrice della nuova stretta sugli Npl (bocciata oggi dallo stesso Europarlamento). Realizzi anche su Mediaset (-3,9%) dopo i dati deboli sulla pubblicità mentre i conti oltre le attese della tedesca HeidelbergCement spingono Buzzi Unicem (+2% in attesa dei conti di domani). Tengono botta anche le utility con Italgas (+0,4%) che festeggia una nuova acquisizione, questa volta in Sardegna. Il greggio cede lo 0,8% con il Wti a 56,7 dollari al barile dopo l’aumento oltre le attese delle scorte Usa. Sul mercato valutario, lieve recupero per l’euro che approfitta della pausa del dollaro, a causa dei timori sui progressi della riforma fiscale negli Usa. L’euro/dollaro chiude così a 1,158 (da 1,1573 ieri) mentre l’euro/yen è a 131,6 e il dollaro/yen a 113,64.
A Piazza Affari pesanti il Banco Bpm e Bper
Male il settore bancario in Europa, appesantito da alcune trimestrali deludenti come quella del Credit Agricole che ha registrato un utile netto in flessione di oltre il 40% nei tre mesi. A Milano, in particolare, il mercato torna a considerare la necessità di accelerare il processo di derisking per alcuni istituti di credito, dopo il target del piano presentato ieri del Credito Valtellinese (con un aumento di capitale da 700 milioni di euro, ben superiore alle cifre circolate nei giorni scorsi) che, secondo gli analisti, confermano la necessità di accelerare il derisking. A Piazza Affari sono più penalizzati i titoli con un Npe ratio maggiore, a partire dal Banco Bpm alla vigilia della trimestrale, seguito da Bper che presenta oggi i conti. Male anche Ubi Banca, Banca Carige, Banca Mps e la Banca Pop Sondrio. Fuori dal settore bancario, perde terreno Mediaset e torna sotto 3 euro, ai minimi da un mese, all’indomani della trimestrale che ha fatto emergere prospettive deboli della raccolta pubblicitaria in Italia nell’ultimo trimestre e nessuna novità sul fronte delle trattative con Vivendi.
Lo spread BTp/Bund torna sopra i 140 punti
Peggiora la performance dei titoli obbligazionari periferici, dopo il buon andamento della vigilia. I titoli italiani ieri sono stati protagonisti con il tasso decennale sceso fin sotto l’1,7% e lo spread sotto i 140 punti, al minimo da circa un anno. Oggi in lieve rialzo sia il differenziale con il pari scadenza tedesco – che chiude a 141 punti base – sia il rendimento del BTp a 10 anni. Torna a salire anche lo spread Bonos/Bund, sceso ieri sotto i 110 punti base e tornato oggi sopra i 115. In evidenza il tasso decennale portoghese che, per la prima volta dal 2015, è sceso sotto il 2%, continuando a beneficiare del rialzo di rating di Fitch. Negli Usa, sottolineano gli analisti di Mps Capital Services, sta proseguendo la fase di calo dei tassi sulla parte a lunga con conseguente appiattimento della curva che, sul tratto 2-10 anni è scesa sotto i 70 punti base (livello più basso da un decennio). Gli operatori rimangono scettici sulla possibilità di Trump di approvare in tempi brevi la riforma fiscale e le ultime indiscrezioni sembrano andare in tale direzione.
Si indebolisce il dollaro, l’euro oscilla su quota 1,16
L’apprezzamento generalizzato del dollaro si è interrotto dopo l’indiscrezione del Washington Post in merito a un ulteriore ritardo del piano fiscale Usa: la riduzione delle tasse per le aziende potrebbe essere rinviata di un anno. Il cambio euro/dollaro si è così riportato intorno a quota 1,16, dopo aver testato ieri il supporto in area 1,1550 (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali valute e qui quello del dollaro).
Petrolio in calo dopo aumento a sorpresa scorte Usa
Il petrolio quotato al Nymex, già in calo prima del dato sulle scorte settimanali americane, si conferma in territorio negativo e accelera i ribassi dopo la pubblicazione dei numeri. Le scorte di greggio sono cresciute a sorpresa (+2,237 milioni di unità nella settimana chiusa il 3 novembre, contro il calo di 2,1 milioni di barili atteso). Il rialzo ha sorpreso anche l’American Petroleum Institute, che aveva anticipato un calo di 1,6 milioni di barili. Gli stock di benzina e distillati, invece, si sono attestati in ribasso come previsto. Subito dopo la pubblicazione del dato i contratti a novembre scendevano di 63 centesimi, l’1,1% a 56,57 dollari al barile, mentre in precedenza erano scambiati in calo a 56,86 dollari (ieri il greggio aveva chiuso a 57,20 dollari al barile). Al momento il contratto a dicembre lascia sul campo lo 0,8% a 56,74 dollari al barile.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)