Milano, case popolari agli immigrati Così gli italiani restano fuori
Basta scorrere la lista. E magari fermarsi alle prime posizioni della graduatoria per le case popolari messi a disposizione dal Comune di Milano.
Sembrerà di essere catapultati in un’altra parte del mondo, non certo l’Italia. E forse sarà un caso, ma tra primi 200 nominativi della classifica relativa al bando integrativo appena pubblicata da Palazzo Marino, gli italiani sono una sparuta minoranza. Altro che autoctoni. Sono solo 66 contro i 134 stranieri che la fanno da padrone. Come troppo spesso accade.
Possibile che solo il 33% degli alloggi popolari finisca agli indigenti italiani, contro il 70% delle famiglie di immigrati? “E’ l’ennesima dimostrazione di un sistema di welfare che penalizza gravemente gli italiani in difficoltà – fa notare Silvia Sardone, consigliera comunale di Forza Italia – In una città come Milano va a sommarsi ad altre ingiustizie con sproporzioni assurde: il 70% dei sussidi per famiglie in difficoltà va a stranieri cosi come il 50% delle borse lavoro per disoccupati e soggetti svantaggiati finisce a non italiani”.
Mosharaf, Meqsoudi, Ohamed, Gutierrez, Ibrahim, Warnakulasuriya. I nomi parlano chiaro: i connazionali sono come mosche bianche. In fondo è chiaro ormai da tempo: se i Comuni non trovano correttivi ai bandi per gli alloggi, quasi sempre finiscono in mano a chi è nato in un altro Paese. Lo sanno bene dalle parti di Ferrara, dove solo qualche mese fa scoppiò la stessa identica polemica. E lo ha capito anche Susanna Ceccardi, primo cittadino leghista di Cascina, che si è inventata un cavillo burocratico per far in modo che i suoi cittadini non vengano scavalcati dagli stranieri.
Beppe Sala e l’assessore Majorino non l’hanno fatto lo stesso. “Questi dati – fa notare la Sardone – evidenziano una grave discriminazione verso gli italiani, tra l’altro sostenuta dalle politiche del centrosinistra, sia a livello locale che nazionale, che vanno costantemente a favorire immigrati tra cui i presunti profughi che molto spesso si rivelano clandestini, costruendo complessivamente un welfare a misura di straniero. Sullo sfondo rimangono gli italiani in difficoltà, discriminati da graduatorie che li penalizzano e da continue occupazioni da parte di stranieri, con il supporto dei centri sociali, senza che ci siano adeguati sgomberi”.
IL GIORNALE