Paradise papers, centinaia di nomi italiani

(Il video qui sopra è un’anticipazione di «Un italiano a Panama», di Paolo Mondani, con la collaborazione di Norma Ferrara. La puntata di Report sui Paradise Papers sarà trasmessa domenica 12 novembre alle 15:30 su Rai 3)

Lo yacht di Silvio Berlusconi e la sede diplomatica della Finlandia. Comune denominatore: Appleby. Ogni giorno si allunga la lista dei clienti serviti o rappresentati dal network di servizi offshore al centro dei Paradise papers. Perfino un Paese della Ue, a quanto risulta dal sito ufficiale del ministero degli Esteri finlandese. E poi Regine, principi, università, politici, finanzieri, multinazionali, piccole imprese, misteriose posizioni cifrate: mezzo mondo è passato dalla law firm. Chi per sottrarre soldi al fisco o nascondere capitali e chi invece per servizi e consulenze alla luce del sole. Ma pur sempre il sole di paradisi fiscali perché non c’è traccia a New York, Londra, Tokyo ecc. di sedi Appleby o Asiaciti, l’altra società di consulenza hackerata per un totale di 13,4 milioni di file.


Cayman, Isole Vergini, Bermuda, Seychelles, Jersey, Singapore, qui operano riservati e silenziosi gli gnomi della finanza sommersa. Nei Papers si rintraccia l’ex presidente del Costarica (1994-98) e numero uno dal 2002 al 2004 del World Economic Forum, José Maria Figueres. Era nel consiglio di amministrazione (2001-2002) di Energia Global International, un’azienda di famiglia, con sede in un paradiso fiscale (Bermuda) e nel 2001 acquistata dall’Enel. Oggi alle 15.30 va in onda uno speciale di Report.

Il programma d’inchiesta condotto da Sigfrido Ranucci (nel video sopra il servizio di Paolo Mondani) racconta i risvolti sul fronte italiano del nuovo scandalo offshore e la storia del database, con centinaia di clienti italiani, dell’avvocato italo-panamense Giovanni Caporaso. L’Espresso nel frattempo ha dato conto di un enorme catalogo di decine di migliaia di canzoni (da Bob Marley a Duke Ellington), con relativi incassi milionari dei diritti, gestito dalla FS Media Holding Company Limited, registrata nel 2007 nell’isola di Jersey. Ma nei cassetti di Appleby si pescano anche le carte di soci di aziende italiane quotate in Borsa, come Prysmian e Buzzi Unicem, che incassano i dividendi a Cayman. Sono i classici hedge fund che, come per esempio Alphanatics (vecchio socio di Buzzi), si appoggia ad Appleby Cayman ma è gestito a Ginevra. I cinesi sono grandi clienti del network oggi sotto i riflettori. I Gaw, per esempio, la vedova del fondatore e i suoi due figli, sono immobiliaristi noti a Hong Kong, la loro società è quotata nella Borsa locale ma la sede è a Bermuda. Dove anche il cavalier Berlusconi (l’onorificenza non è mai stata revocata) ha da anni molti interessi. E non solo la villa in cui fu scattata anni fa la famosa foto del jogging in bermuda bianchi con gli amici più stretti.

Fino allo scorso anno la Morning Glory Yachting limited era proprietaria di una lussuosa barca da 48 metri. L’ex premier la comprò nel 1999 da Rupert Murdoch, il magnate australiano dei media, per 28,414 miliardi di lire. Uscito dai cantieri Perini di Viareggio è uno superyacht a vela e motore, due alberi, legni pregiati, perfino un caminetto in salotto. Morning Glory era già domiciliato a Bermuda. Berlusconi cambiò solo studio legale scegliendo Appleby e finendo così nei file con la Fininvest. Perché comunque lo yacht e la società proprietaria erano parte integrante e visibile del bilancio consolidato Fininvest. Almeno fino all’anno scorso quando la barca è stata venduta e la società chiusa. Intanto via via che si alza il velo sulle carte di Appleby, il dossier «scotta» sul tavolo dei ministri delle Finanze dell’Unione Europea. Di cui fa parte la Finlandia che però, per evitare imbarazzi, dovrebbe dare un’occhiata alla lista dei suoi diplomatici. Il ministero degli Affari Esteri indica un indirizzo, un numero di telefono e il nome del console onorario di Bermuda che corrispondono alla sede, all’utenza di Appleby e a John Riihiluoma, autorevole e ventennale partner dello studio di consulenza.

CORRIERE.IT

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