Pd, oggi la Direzione. Renzi pronto al dialogo con la sinistra

ROMA – Sarà una Direzione decisiva, quella del Pd di oggi pomeriggio, durante la quale sarà dettata la linea che porterà il Nazareno verso le elezioni del 2018. Matteo Renzi in queste settimane sembra aver cambiato registro aprendo il dialogo anche con gli ex dem, che in questi giorni non gli hanno risparmiato critiche durissime. Non ultima la dichiarazione di Pietro Grasso, ormai leader ufficioso di Mdp, con il suo forse “non c’è più il Pd”. E non solo. Oggi Renzi vedrà anche i Radicali di Emma Bonino e Benedetto Dalla Vedova, che in questi mesi hanno aperto uno spiraglio per una alleanza con i democratici.

• MALUMORI A SINISTRA
A sinistra il malumore è forte per quella sorta di autosufficienza che il Pd renziano è accusato di coltivare quando evoca il 40 per cento. Tra scissionisti e Pd continua una sorta di gioco del cerino su chi sarà responsabile di quella frattura a sinistra che avvantaggerebbe centrodestra e grillini. I pontieri dem, da Lorenzo Guerini ai ministri Dario Franceschini e Andrea Orlando, continuano a mandare segnali di apertura. Lo stato maggiore del partito è al lavoro per fare appello a tutti per una solida alleanza di centrosinistra, che faccia riferimento ai temi concreti, da quelli in discussione nella legge di Bilancio al programma futuro.

I DOCUMENTI DELLA MINORANZA E LA RELAZIONE DI RENZI
Al momento dall’ala orlandiana sono stati predisposti due documenti. Nel primo viene ribadita la vocazione maggioritaria del Pd e sottolineata la necessità di lavorare alla creazione di un campo largo di centrosinistra. Nel secondo viene indicata la strada per conseguire l’obiettivo attraverso una serie di proposte sulle legge di Bilancio che possano incontrare il favore degli ex compagni di Mdp. Ma gli ordini del giorno della minoranza potrebbero essere superati dalla relazione di Renzi se, come viene confermato da fonti Pd, riassumerà quanto chiesto dalla minoranza. E che potrebbe essere votata all’unanimità.

I NUMERI IN DIREZIONE
In Direzione nazionale i numeri sorridono al segretario: su 120 membri eletti, 84 sono quelli di maggioranza, 24 gli orlandiani, 12 gli ‘emiliani’. Anche se i venti franceschiniani si schierassero contro Renzi insieme alle minoranze, i 64 renziani ortodossi avrebbero la meglio. Insomma, negli organi che gestiscono il partito, Renzi non rischia nulla. Metterlo in minoranza, a meno di rivolgimenti oggi impensabili, non è possibile.

REP.IT

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