Un mondo di paura. Dall’Isis al sisma. “È boom di fobie”
Dalle catastrofi naturali al terrorismo, ecco la classifica delle nostre paure
Bologna, 13 novembre 2017 – La paura è il sentimento che domina la nostra epoca. E l’impulso che la guida è non sapere che cosa succederà domani. Ogni cosa avviene in tempo reale, non cerchiamo più le risposte: troviamo tutto su Google. Siamo connessi con chiunque, ma viviamo una dimensione virtuale. Siamo potenti, eppure fragili.
«Il mondo oggi è veramente molto complicato, pieno di stimoli interessanti sì, ma senza certezze. Abbiamo perso ogni tipo di sicurezza. Non conosco una persona che non sia presa da paura, da panico. E non solo per gli attacchi terroristici o altro, ma perché non sa come sarà la sua vita, come modalità di promuovere, fare progetti, migliorare. Siamo senza futuro», spiega lo psichiatra Vittorino Andreoli. C’è la paura del terrorismo, degli immigrati e della povertà. E al termine di un 2016 costellato da catastrofi naturali, è l’incubo di vedere spazzati via i propri beni da un terremoto a crescere in modo esponenziale tra gli italiani.
Nella classifica delle paure (dati Fondazione Unipolis, Demos Osservatorio di Pavia 2017) la percentuale di chi teme per sé e per i propri cari di rimanere vittima di disastri naturali, tra cui frane e alluvioni, è cresciuta di tredici punti in un anno, passando dal 25 al 38%. Hanno poi scalato rapidamente la graduatoria le nuove paure, come quella per gli attacchi terroristici, percepita dal 44% della popolazione, e della globalizzazione, che coinvolge il 38%. Non solo, anche la paura di perdere il lavoro è più che mai contemporanea. Naturalmente l’incubo della criminalità. E se il sentimento della paura è ancestrale, oggi dobbiamo confrontarci con timori inediti: a cominciare dall’aerofobia, l’incubo dell’aria contaminata che costringe a cambiare casa o addirittura Paese. Per non parlare della cronofobia, l’ossessione di rincorrere il tempo che passa: tutti con l’occhio all’orologio inseguendo i figli, il lavoro, il supermercato, l’autobus che passa. Ma il segno più marcato dell’epoca è la nomofobia: il terrore incontrollato di rimanere disconnessi («non c’è campo») e sentirsi isolati dal resto del mondo.
Anche se non sappiamo di essere fobici, quindi continuiamo a vivere come ‘portatori sani’, prima o poi potremmo avere sorprese. «È impossibile dire quante ne esistono, la maggior parte di persone ha fobie, che sono ben diverse dalle paure», racconta la professoressa Laura Bellodi, direttore del Centro disturbi d’ansia, IRCCS Ospedale San Raffaele. «La paura è una condizione emotiva normale, viene esplicitata in situazioni di pericolo reale: si attacca, si fugge o ci si immobilizza. La fobia, invece, è uno stato di allarme nei confronti di uno stimolo che pericoloso non è: ragni, insetti, topi, temporali… Chi sa di avere una fobia per qualcosa, prova ansia al solo pensiero di doversi confrontare con quell’oggetto».
Ora Gianluca Bavagnoli e Andrea Q hanno tentato l’impresa con ‘Il grande libro illustrato della fobie’: schedare e narrare le vecchie e le nuove ossessioni che condizionano la quotidianità. Dalla fobia per la calvizie a quella per le nuvole. Dalla climacofobia (l’incubo delle scale), alla catisofobia (il terrore di sedersi), passando eisoptrofobia (la paura degli specchi): ecco cosa ha prodotto la società della paura fino a oggi. E poi la paura di se stessi: l’insicurezza, l’ossessione di non farcela in una società che impone standard ferrei a cui conformarsi, pena l’esclusione.
«La mia impressione è che ci sia un aumento dei disturbi fobici – analizza Valeria Ugazio, docente di psicologia clinica all’Università di Bergamo –, di certo c’è nella mia casistica e nella casistica delle persone a cui faccio supervisione. L’aumento riguarda sia le fobie specifiche, specie la paura degli aerei, sia gli attacchi di panico con o senza agorafobia. Ma la fobia che è più cresciuta è la fobia sociale. I giovani hanno difficoltà a confrontarsi con gli altri e ad affrontare le dinamiche competitive».
Ugazio prosegue: «Le ragioni di questo aumento? Il modo in cui vengono allevati i figli gioca un ruolo non indifferente. I bambini vengono scortati a scuola, e in ogni altra attività, da genitori e nonni fino a età elevatissime. Nelle generazioni precedenti passavano molto tempo a giocare per strada e andavano a scuola da soli. Oggi sono sempre accompagnati. La premessa implicita di questi comportamenti degli adulti è che il mondo è estremamente pericoloso e che loro non sono in grado di farvi fronte. Tutto il sistema non attrezza i giovani ad affrontare le dinamiche competitive, l’insuccesso, la frustrazione».
Sono quasi tre milioni gli italiani che hanno paura di avere paura, circa il 5% della popolazione, ma sono oltre 10 milioni quelli che almeno una volta hanno avuto un attacco di panico. Sono soprattutto donne, quasi il doppio rispetto agli uomini, molti giovani, e il fenomeno compare in media tra i 15 e i 30 anni. Come superare questo disturbo? «Pensando – conclude Bellodi – che la bellezza della vita si limita molto se ci spaventiamo senza motivo. Più si allarga il nostro terrore, più escludiamo esperienze».
Il clown di ‘It’ del film tratto dal romanzo di Stephen King
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