“Troppi calciatori stranieri nel calcio italiano”. E il flop diventa un caso politico

“Siamo profondamente amareggiati e delusi per la mancata qualificazione al Mondiale, è un insuccesso sportivo che necessita una soluzione condivisa e per questo ho convocato domani una riunione con tutte le componenti federali per fare un’analisi approfondita e decidere le scelte future”.

Dopo lo 0-0 di ieri sera a Milano tra Italia e Svezia, che ha precluso alla Nazionale la possibilità di accedere al Mondiale 2018, Carlo Tavecchio prende tempo. Per il momento le sue dimissioni non sono all’ordine del giorno, anche se sono in molti a chiederle. Certamente il presidente della Federcalcio italiana è uno dei maggiori indiziati di questo fallimento. Ma non è l’unico. E sono in molti a puntare il dito contro l’eccessivo numero di calciatori stranieri nel nostro campionato.

Il day after della sconfitta porta in campo anche la politica. La delusione dell’essere usciti dalla corsa al mondiale brucia tutti. E ognuno cerca di interrogarsi sulle reali cause di questo fallimento. “Forse è la più grande catastrofe sportiva italiana degli ultimi 60 anni, che non può essere scaricata solo sul commissario tecnico”, commenta Walter Veltroni a Radio Anch’io.

“I risultati mancano a livello di nazionale, di club, dell’intero movimento insomma. C’è un problema nel calcio italiano – sottolinea l’esponente del Pd – che riguarda la gestione, il movimento”. Dunque, conclude, “serve un nuovo presidente, un nuovo allenatore. Dopo Del Piero e Totti c’è un problema di fondo del calcio italiano. Manca autorevolezza”.

Per molti politici del centrodestra il problema è tutt’altro: le squadre investono solo su calciatori stranieri e dimenticano quelli italiani. “Basta con l’infornata di stranieri secondo il principio che il primo che arriva si prende perchè costa poco”, sbotta Matteo Salvini proponendo di dare “il 20% dei fondi dei diritti tv a chi valorizza i nostri ragazzi che arrivano dalle giovanili”. Della stessa idea anche Giorgia Meloni. “Nel calcio come in altri ambiti se ti concentri solo sugli stranieri e non investi sul vivaio italiano questo è il risultato – spiega la leader di Fratelli d’Italia ai microfoni di di Rtl 102.5 – se il calcio italiano non impara che deve investire sui giovani italiani, sul vivaio, sullo sport, obbiettivamente non cambierà niente”.

Le parole del centrodestra scoperchiano il vaso di Pandora. Ed è Matteo Renzi il primo ad attaccare sul fronte del confronto politico. “È uno sciacallo. Chi conosce il calcio sa che gli argomenti di Salvini sono ridicoli”, tuona il segretario piddì senza, però, nascondere che quella di ieri è stata una “sberla enorme” che deve imporre “a tutto il movimento calcistico una riflessione”, a partire da Tavecchio e dal ct Gian Piero Ventura.

IL GIORNALE

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