L’appello di Merkel: “Nel clima c’è il destino dell’umanità, proteggiamo il mondo”

dalla nostra corrispondente TONIA MASTROBUONI

BERLINO – La “Klimakanzlerin” è tornata. “Quella del clima è una sfida centrale per il mondo. Una questione di destino dell’umanità”. Dalla conferenza mondiale dell’Onu che si sta svolgendo in questi giorni a Bonn, Angela Merkel è tornata a indossare i panni di strenuo difensore della lotta ai cambiamenti climatici. La cancelliera ha sottolineato che “il nostro messaggio è che vogliamo proteggere il pianeta”.

Soprattutto, che gli accordi di Parigi che gli Stati Uniti vogliono abbandonare “sono soltanto una partenza”. Prima dell’arrivo di Donald Trump, Merkel aveva ottenuto da Barack Obama un impegno a sottoscriverli, ma con il cambio di regime a Washington le caute aperture degli americani sono state spazzate via. Dieci anni fa Merkel era riuscita persino a convincere George W. Bush a trasformare i deboli incentivi per la lotta ai cambiamenti climatici in obiettivi. L’America di Trump se n’è chiamata totalmente fuori.

Davanti ai delegati dei 200 Paesi che discutono nella vecchia capitale della Germania ovest su come prevenire un’ecatombe climatica, Merkel ha ricordato dunque che gli impegni attuali “non ci consentiranno di rimanere entro l’obiettivo dei due gradi o di un grado e mezzo” di riscaldamento delle temperature globali. “Nonostante la posizione di Donald Trump” ha sottolineato la cancelliera, il resto del mondo deve trovare la quadra su come porsi degli obiettivi che limitino l’uso delle energie fossili.

Merkel stessa è impegnata da settimane in un complicatissimo negoziato per portare per la prima volta al governo i gruenen, i verdi tedeschi, pionieri globali delle lotte ambientaliste ma costretti a cercare un compromesso con le posizioni diametralmente opposte dei liberali, l’altro partito che la cancelliera vorrebbe imbarcare nel prossimo esecutivo. Proprio stamane da Greenpeace è arrivata una durissima accusa contro i gruenen. Dopo le voci che riportavano una loro disponibilità ad ammorbidire la richiesta di un’uscita dal carbone entro il 2030 e ad annacquare l’obiettivo di una riduzione del CO2, l’associazione ambientalista li ha accusati di avere una posizione troppo debole. Una mina nelle trattative di governo, per i verdi: qualsiasi compromesso sarà sottoposto al giudizio della base del partito. Che ascolta moltissimo pareri come quello di Greenpeace.

REP.IT

 

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