Minniti adesso attacca Frontex: “Inadeguato per gestire i flussi”
Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha parlato alla Camera dopo la condanna delle Nazioni Unite sul patto «disumano» che il nostro Paese ha firmato con Tripoli e di fatto conferma il piano dell’Italia: «La questione dei diritti umani è irrinunciabile», ma non possiamo «rassegnarci all’impossibilità di governare i flussi».
Per il ministro si va avanti così. I risultati si vedranno meglio con il passare del tempo, ma già per il momento sono diminuite le vittime in questa tratta disumana. «Se oggi l’Unhcr ha potuto visitare 28 dei 29 centri di accoglienza presenti in Libia, individuando oltre mille soggetti in condizioni di fragilità a cui potrà essere riconosciuta la protezione internazionale e le ricollocazione in Paesi Terzi – ha detto Minniti – lo si deve all’impegno del nostro Paese e dell’Europa». Il titolare del Viminale ha poi messo in guardia: se l’Italia deve proseguire sulla rotta tracciata, l’Unione Europea invece deve cambiare atteggiamento: in vista del piano operativo 2018, Minniti ha chiesto un «cambio di strategia all’Agenzia Frontex in quanto il modello tradizionale di operazione congiunta Frontex non è più adeguato per affrontare lo scenario migratorio attuale».
La gestione dei flussi migratori provenienti dal Nord Africa dovrà avvenire nel quadro di «una gestione europea integrata e condivisa della strategia delle frontiere e della mutua solidarietà tra gli Stati membri». «Si è proposto, in particolare che il piano operativo 2018 abbia ad oggetto la gestione complessiva dei flussi migratori del Mediterraneo Centrale, dal momento del soccorso in mare del migrante sino all’obiettivo finale del rimpatrio di coloro che non hanno diritto a permanere nel territorio europeo». Richiesta che l’Italia porta avanti con insistenza dal 2015, ma che l’Unione ha finora lasciato cadere nel vuoto causa opposizione degli Stati dell’Est.
E intanto, a Salerno, si va per sottrazione nella conta degli orrori. Si parte dai 64 superstiti; tra loro ci sono sei bambini e due donne in stato di gravidanza. Sono loro i fortunati. Gli unici che quell’orribile 3 novembre scorso sono stati tratti in salvo a bordo del gommone dalla nave spagnola Esps Cantabria, giunta poi – manco a dirlo – sulla costa italiana. Oggi, dalle indagini, si scopre che sono circa 100 i migranti che quel giorno non sono stati tratti in salvo, caduti in mare e dispersi a seguito dell’affondamento del gommone sul quale viaggiavano. Affondato al largo delle coste libiche.
Secondo la procura di Salerno, che ha attivato le indagini subito dopo l’arrivo della nave spagnola nel porto campano, i migranti dispersi caduti in mare sono ormai quasi certamente deceduti per annegamento. A bordo del gommone, secondo le ricostruzioni fornite dai superstiti, vi erano circa 150 persone e il recupero di soli 64 persone vivi consente quindi di affermare che i migranti caduti in mare fossero circa un centinaio.
IL GIORNALE