Il ricatto dello “Ius Pd”
Pare che la condizione per riunire in una unica coalizione la sinistra, e dare quindi a Renzi una vaga possibilità di vincere le elezioni, sia di approvare lo «ius soli», la legge per dare la cittadinanza italiana agli immigrati.
Gentiloni avrebbe dato il suo via libera a mettere la fiducia, ben sapendo che potrebbe anche non superare l’ostacolo e andare a casa qualche settimana prima del previsto. Perché le cose, a sinistra, sono più complesse di quelle che appaiono. Renzi e il Pd non sono per nulla entusiasti di sostenere una legge che sanno essere sbagliata e impopolare proprio alla vigilia delle elezioni. Sull’altro fronte però, Bersani, Boldrini, Grasso, Pisapia e soci pensano di allargare il loro modesto consenso intestandosi una legge di ultrasinistra da sbandierare in campagna elettorale. Così Renzi deve decidere: fare un danno al Paese (e a se stesso) e salvare l’alleanza facendo in modo che la legge passi, oppure cedere al ricatto sperando in cuor suo che il Senato tra opposizioni e franchi tiratori non approvi.
Già ora, ogni anno, oltre 150mila stranieri diventano cittadini italiani e non c’è ragione di allargare ulteriormente i cordoni, almeno fino a quando i flussi non torneranno stabilmente sotto controllo nei numeri e nell’accertamento dei requisiti. Banale, ma in realtà il problema non è questo, bensì la sopravvivenza della sinistra post comunista. Un’agonia che può creare enormi danni, come sostiene anche il presidente francese Emmanuel Macron: «La sinistra classica ha detto – è una stella morta, l’ideologia della sinistra classica non permette di pensare al reale per come è».
Lo «ius soli», così come è, non può passare. Le sue guerre interne, la sinistra le regoli in altro modo, non sulla nostra pelle, non trascinando il Paese in un pericoloso vicolo cieco nella lotta all’immigrazione clandestina e pure al terrorismo islamico. Tutto questo è figlio di una banale quanto vera osservazione che ho letto di recente: i politici più stanno a sinistra, più abitano in centro e tendono quindi a compensare con la demagogia questo spesso immeritato privilegio, figlio non del proprio lavoro ma dei benefit della politica. Vero compagno Veltroni? Vero, compagna Boldrini?
IL GIORNALE