Polizia, mancano i soldi per antiterrorismo e scorte: «buco» da 200 milioni
ROMA Nelle casse del Viminale mancano 200 milioni di euro per pagare i poliziotti. Denaro destinato alle indennità e agli straordinari degli agenti impiegati in servizi strategici come l’Antiterrorismo e il controllo del territorio. La trattativa con il ministero dell’Economia va avanti ormai da settimane e i sindacati protestano per quella che definiscono «una vergogna contro chi, nonostante gli stipendi bassissimi, è sempre impegnato a garantire la sicurezza del Paese». Anche perché hanno appena ricevuto un “no” al versamento degli “straordinari” svolti nel 2016. Una situazione paradossale nel momento in cui l’attività di prevenzione viene ritenuta una priorità proprio per la minaccia terroristica tuttora in atto e la necessità di continuare a garantire un impegno che va ben oltre la normale routine.
La lettera sui “ritardi”
La conferma sulla mancanza di fondi arriva venerdì scorso con una lettera spedita dal prefetto delegato ai rapporti sindacali alle organizzazioni che avevano sollecitato il versamento degli straordinari svolti negli ultimi due anni oltre «le canoniche 55 ore mensili». L’accordo prevede infatti che questo tetto non debba essere superato, ma per la maggior parte dei poliziotti rimanere sotto il limite è impossibile proprio per le attività che sono obbligati a svolgere.
Scrive il prefetto: «Riguardo al pagamento delle ore di lavoro “in supero” effettuate in particolare dai Reparti Mobili, Prevenzione Crimine, Uffici Scorte e Squadre Mobili, la direzione per le Risorse Umane ha rappresentato che al momento non risulta possibile autorizzare integrazioni al monte ore mensile». Linguaggio burocratico per confermare che in cassa non ci sono soldi. E infatti viene specificato che «le prestazioni di lavoro straordinario in “supero”» riguardanti le “missioni” come il Sisma e il vertice G7 «verranno ammesse al pagamento all’esito positivo delle iniziative intraprendere», vale a dire un emendamento alla legge di Bilancio.
Antiterrorismo e scorte
Si tratta di circa 20 milioni di euro. In realtà la mancanza di fondi è ben più grave. Secondo i calcoli effettuati dalla delegazione del ministero dell’Interno e già consegnati all’Economia, per garantire la funzionalità di tutti i settori indispensabili per far fronte alla minaccia del fondamentalismo islamico ed effettuare il controllo del territorio, ma anche le scorte e le vigilanze, servono almeno 200 milioni di euro. «Soldi – spiegano al Viminale indispensabili per far lavorare gli agenti e gli specialisti in maniera dignitosa». Per avere un’idea, basti pensare che i turni dei poliziotti sono di 6 ore giornaliere ma praticamente nessuno riesce a rispettarli e la maggior parte sfora anche quelle 55 mensili fissate dal contratto.
La protesta
Daniele Tissone, segretario del Silp Cgil fornisce dati eloquenti: «Nelle questure, nei reparti e negli uffici della Polizia di Stato in tutta Italia operano 99.630 unità di personale. L’organico previsto nel 1989 era di 117.200 unità di personale. Da allora, nonostante la crescita dei reati, i poliziotti sono diminuiti fino ad arrivare al meno 14,5 per cento di oggi. Le esigenze di sicurezza sono aumentate e noi siamo sempre meno e sempre più anziani. Gli ultimi concorsi sono una boccata di ossigeno, ma il sistema é al collasso da anni. E le lavoratrici e i lavoratori in divisa sono umiliati da quasi un decennio di mancati aumenti contrattuali. Servono risorse per incrementare gli stipendi in maniera dignitosa e per garantire il pagamento delle cosiddette indennità accessorie».Duro anche Felice Romano del Siulp che sottolinea: «Noi svolgiamo servizi utili per i cittadini, ma senza denaro non possiamo migliorare il servizio. Tutto quello che viene svolto è fatto “a credito” per questo chiediamo al ministro Minniti di farsi portavoce dele nostre richieste».
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