Libri, teatro e sale per studiare. Viaggio nel lido che resiste al predominio delle famiglie

francesca paci
roma

E poi, nel piccolo quadrilatero delimitato dalle palestre degli Spada, la tabaccheria del Libero Grassi di Ostia, gli stabilimenti balneari sotto sequestro e il tristissimo campetto dell’idroscalo intitolato a Pasolini, ci sono i buoni.

 «Guardi, le brave persone le trova tutte lì, in bacheca». La 75enne Clara indica i fogli all’ingresso della chiesa di Santa Monica, l’avamposto della legalità nel cuore di Nuova Ostia. C’è lo Sportello d’aiuto contro l’usura, Libri in Palcoscenico, il mercato della Caritas, Alternativa onlus per i senza dimora, la rete anti-tratta, Libera. Clara, che ogni domenica rimpiange l’ex parroco don Francesco Donno ma ne approva la scelta di candidarsi alle elezioni nel nome della lotta alla mafia, va a prendere un caffè nell’adiacente appartamento di Sant’Egidio dove, seguiti da due badanti e una turnazione di volontari, convivono 5 anziani soli e in condizione di fragilità che sono ormai il punto di riferimento per il quartiere âgé.

La comunità fondata da Andrea Riccardi lavora a Nuova Ostia dal 1976, quando, racconta Rinaldo Piazzoni, ereditò dalle suore di Madre Teresa la cura degli ex baraccati dei palazzi Armellini dove non c’era illuminazione, asfalto, niente. Oggi qualcosa più della droga, che ha regalato un malato di Aids a famiglia, c’è, ma è puntellato dalla rete di quell’associazionismo alter ego in modo sistematico del disagio sociale.

 

La Scuola della Pace di via Baffigo 7, una delle tre ostiensi di Sant’Egidio, è chiusa la domenica, ma Stella Cervogni ci guida oltre le saracinesche multicolori di questa sorta di garage a cento passi dalle due palestre degli Spada, entrambe serrate. «Abbiamo una settantina di studenti elementari e medi che vengono a fare i compiti gratuitamente sotto la supervisione di 20 volontari, tra ragazzi liceali e universitari» spiega. Ci sono piccoli Spada, piccoli Fasciani, piccoli egiziani che condividono con i coetanei italiani la conoscenza diretta della parola morte.

 

Non si leggono scritte minacciose sui muri, al massimo evocativi «Soffokati», «Per noi solo murales e verbali». Tra il male e il bene passano un paio d’isolati. La tabaccheria di Adriano Baglio, il primo (e quasi unico) negoziante a aver denunciato il clan Spada, pare un’insegna qualsiasi su via Corrado del Greco: non lo è, lo sanno tutti.

 

«La coscienza anti-mafia si è sviluppata una decina d’anni fa intorno al liceo Labriola, dove insegnavano padre Donno, Lello Romano e altri maestri di solidarietà» ricostruisce Marco Genovese, 31 anni, luogotenente di Libera qui a Nuova Ostia.

 

Tra questi palazzoni popolari giallo ocra il verbo di don Ciotti è arrivato attraverso gli studenti. E sono loro, i giovani, a tenere alto il vessillo della legalità che, insiste Marco, riscatta Nuova Ostia dal suo destino di Bronx: «La chiave è l’informazione, troppe persone continuano a credere che parlare di mafia faccia cattiva pubblicità al litorale».

 

I quattordic enni della Scuola di Pace preferiscono le scuole medie del centro, nella Ostia borghese, e glissano sul quartiere da cui provengono. Tanti si vergognano. Libera non ha un presidio fisico, ma conta su una ventina di attivisti che fanno azioni concrete, visibili, come quando due anni fa portarono libri in spiaggia e teatro per bambini al Lido Faber Beach sequestrato e gestito dall’amministratore giudiziario o quando parteciparono al bando per l’assegnazione di una delle ultime spiagge libere. Racconta Marco che “i buoni” da questi parti sono quelli che scavano e riportano in superfice le fontanelle dell’acqua pubblica seppellite sotto la sabbia per vendere più bottigliette. Una cupa metafora da «cinera Gramsci» .

LA STAMPA

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