Fate presto a curare Saviano
L’altro giorno abbiamo titolato Fate presto l’editoriale sull’udienza della Corte europea dei diritti dell’uomo chiamata a decidere il destino politico di Silvio Berlusconi.
Non mi è sembrato un titolo particolarmente originale, né una richiesta bizzarra. Dopo cinque anni dall’istanza forse un Paese ha il diritto di sapere se il leader della principale coalizione ha o no i requisiti per candidarsi. Per questo ieri mattina sono trasecolato leggendo sulla prima pagina di La Repubblica una articolessa di Roberto Saviano che mi dava dello sciacallo. Titolo: «Come si sporca il Fate presto dell’Irpinia». Svolgimento (in sintesi): «Tre giorni dopo il sisma del 1980 il Mattino titolò: fate presto, frase diventata simbolo di sofferenza che nessun quotidiano ha più usato senza collegarla alle vittime del terremoto, nessuno tranne Sallusti, che ieri ha osato affiancarla alla vicenda di Berlusconi», e giù una serie di improperi contro il Cavaliere e me, che «disprezzo le sofferenze del Mezzogiorno e le sue indelebili cicatrici». A Sallusti, conclude, «faremo risputare l’orrido parallelo».
Ma razza di cretino di un Saviano. Io non so se avevi bevuto o ti eri fatto, ma chi ha mai pensato l’altro giorno al titolo di 37 anni fa del Mattino? A parte che «fate presto» è un modo di dire comune che non mi risulta essere stato ritirato dal vocabolario nel 1980, come accade per i numeri delle maglie dei campioni dello sport che lasciano l’attività. Ma se parallelo proprio deve essere, io lo farei con il titolo del Sole24Ore del 10 novembre 2011. Quel Fate presto a tutta pagina con il quale il giornale di Confindustria sollecitava Napolitano e soci a fare cadere il governo Berlusconi con la scusa dello spread alle stelle (rivelatasi poi, per inciso, una colossale bufala).
Io capisco che tu, Saviano, sei così ignorante e trombone al punto da dire che «nessun giornale ha più usato quella frase dal 1980 per rispetto alle vittime», capisco che se anche per caso leggessi IlSole24Ore non capiresti nulla perché il tuo orizzonte culturale si ferma al duplice omicidio con sgozzamento carpiato a destra. Capisco che il tuo ego smisurato ti faccia credere di essere un dio. Quello che non capisco è perché non «fanno presto» a ricoverarti in una clinica per disintossicarsi, con trattamento sanitario obbligatorio, di tutto l’odio e la presunzione che covi dentro. Te e il tuo direttore, che mette in prima pagina una simile bufala.
IL GIORNALE