Lo strappo di Trump su Gerusalemme spaventa le Borse
di FLAVIO BINI
MILANO – Ore 9.15. Partenza in netto calo per le Borse europee, in scia alla chiusura negativa di ieri di Wall Street. Milano cede in avvio lo 0,79%, Londra lo 0,5%, Francoforte lo 0,12% e Parigi lo 0,92%
Pesa la minaccia di nuove tensioni internazionali dopo la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Decisione, anticipata ieri, ma che dovrebbe essere annunciata oggi. Una mossa che ha colpito tutti i listini asiatici. Tokyo he terminato in calo pesante, con il Nikkei che ha terminato in calo dell’1,97%.
Minore l’impatto sui mercati valutari con l’euro sotto quota 1,19 dollari, a 1,838, non lontano dalla chiusura di ieri. Rafforza invece le sue posizioni lo yen, bene rifugio per eccellenza. La moneta unica viene scambiata a 132,81 sulla divisa giapponese, in calo rispetto a ieri. In lieve rialzo lo spread, in zona 140 punti, rispetto ai 139 punti della chiusura di ieri. Il rendimento del bond decennale è all’1,705%.
L’euro apre sotto quota 1,19 dollari. la moneta unica passa di mano a 1,1838 dollari, stabile rispetto alla chiusura di ieri a 1,1840. Il cambio sullo yen è a 132,81. Giù dollaro/yen a 112,22. Sotto pressione resta invece la sterlina indebolita dall’incertezza sull’esito dei negoziati per la Brexit: la moneta britannica scambia a 88,21 pence per un euro e a 1,3414 dollari.
Giornata scarica sul fronte dei dati macroeconomici. L’Istat pubblica il rapporto Istat su condizioni di vita, reddito e carico fiscale delle famiglie, mentre in mattinata gli ordini all’industria tedesca relativi ad ottobre hanno mostrato una crescita dello 0,5% su base mensile, meglio delle attese, e del 7,2% sull’anno.
Quotazioni del petrolio in calo dopo la pubblicazione delle stime sulle scorte di greggio in Usa, che annunciano un aumento degli stock. Il Wti con consegna a gennaio cede 25 centesimi a 57,37 dollari a barile, mentre il Brent con consegna a febbraio perde 25 centesimi a 62,61 dollari. L’oro, protagonista ieri di una brusca frenata, risale a 1268 dollari l’oncia.
REP.IT
