Il tribunale respinge l’istanza: “Dell’Utri deve restare in cella”

Marcello Dell’Utri deve restare in carcere. ll Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto l’istanza di scarcerazione legata a motivi di salute. “Non ce la faccio più, mi sento provato e stanco”, aveva fatto sapere attraverso i suoi legali l’ex senatore Pdl dal carcere di Rebibbia nel quale sta scontando la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il sostituto procuratore generale Pietro Giordano aveva dato parere negativo all’uscita da Rebibbia di Dell’Utri, ritenendo le conclusioni dei periti del tribunale più convincenti di quelle dei consulenti medici dell’accusa. “Speriamo che il tribunale non perda di vista il problema – avevano sottolineato gli avvocati Alessandro de Federicis e Simona Filippi – e cioè che un uomo di 76 anni, da diverso tempo, sta espiando la sua pena girando per vari reparti ospedalieri per evidenti problemi di natura oncologica e cardiocircolatoria. La detenzione domiciliare o ospedaliera, come hanno valutato i nostri consulenti, è una soluzione più che ragionevole, oltre che umana”. Ma il tribunale non la pensa così.

Questa mattina dalle pagine del Tempo, è partito l’appello della moglie Miranda Ratti: “Giudici liberate mio marito Marcello, è gravissimo, non può restare in cella”. La signora Dell’Utri spiega che il marito ha diverse patologie, tra cui una cardiopatia, il diabete e adesso anche un tumore ed è per questo che la difesa aveva presentato l’istanza.

In serata è arrivato il commento di Dell’Utri attraverso i suoi legali: “Preso atto della sentenza con cui il tribunale di sorveglianza decide di lasciarmi morire in carcere ho deciso di farlo di mia volontà adottando da oggi lo sciopero della terapia e del vitto”.

La reazione di Forza Italia

Forza Italia critica con fermezza la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma mentre il Partito Radicale convoca una conferenza stampa per mercoledì mattina. È “una vergogna assoluta” sostiene la deputata azzurra Michaela Biancofiore, mentre Daniele Capezzone afferma che “questa non è giustizia”. Elvira Savino sottolinea che contro l’ex senatore “si sta purtroppo assistendo ad un accanimento disumano che nulla ha a che vedere con la giustizia. Se ad un detenuto che versa in pessime condizioni di salute non viene neppure consentito di curarsi adeguatamente – aggiunge – allora non si può più parlare di applicazione della pena ma forse di tortura”. Mariastella Gelmini, vicecapogruppo di FI alla Camera, auspica “un gesto di umanità. L’uomo è sofferente e ha pagato generosamente per un reato dai contorni incerti e molto discutibile. Oggi tenere Dell’Utri in carcere – continua – ha il sapore di un accanimento che anche i suoi oppositori politici potrebbero giudicare un eccesso”. Il Partito Radicale mercoledì alle 11 terrà una conferenza stampa nella sede di via di Torre Argentina “per annunciare – assieme alla moglie di Marcello Dell’Utri, Miranda Ratti – le iniziative non più rinviabili a salvaguardia della salute dei detenuti sempre più vittime di abbandono sanitario a causa di irresponsabili decisioni dei giudici di Sorveglianza”. La vicenda, dice Rita Bernardini, “è più che mai rappresentativa dei tantissimi casi di detenuti che in carcere non sono curati persino quando sono affetti da malattie gravissime che, se trascurate come purtroppo avviene, portano rapidissimamente alla morte o, se va bene, a pesanti invalidità. In Italia non c’è la pena di morte? Vengono in mente – conclude – le parole di Marco Pannella: ‘Nelle infami carceri italiane c’è la pena fino alla morte”.

IL GIORNALE

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