“Troll, bot e associazioni culturali. Così la Russia ha sabotato il referendum in Italia”
Mosca ha interferito con il referendum costituzionale italiano del 2016, sta interferendo con la campagna per le prossime elezioni, e gli Usa hanno le prove. Lo conferma a «La Stampa» Michael Carpenter, già vice assistente segretario alla Difesa per Russia, Ucraina, Eurasia e Balcani, direttore per la Russia al Consiglio per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, e coautore col vice presidente Biden dell’articolo su «Foreign Affairs» che denuncia questa offensiva del Cremlino.
Cosa è accaduto durante il referendum del 2016?
«La Russia ha lanciato lo stesso genere di pratiche sui social media con cui ha interferito nelle elezioni americane, francesi e tedesche. Ha usato troll e bots per propagare messaggi che facevano il suo interesse, cioè delegittimare il governo e influenzare il referendum nella direzione del No».
Come lo hanno fatto?
«Le operazioni della disinformazione russa che conosciamo meglio sono quelle dell’Internet Research Agency (Ira) di San Pietroburgo, perché alcuni disertori hanno spiegato esattamente come opera. Perciò su questo abbiamo molte informazioni. Ci sono tanti altri network russi per i troll, e saremmo ingenui a credere che tutta l’attività è limitata all’Ira. Questa istituzione però rappresenta un buon parametro, insieme a Rt e Sputnik, per capire che tipi di messaggi vuole propagare il Cremlino».
Qual era lo scopo in Italia?
«Sconfiggere il referendum e creare instabilità. Gli obiettivi generali della Russia, in Italia e negli altri Paesi occidentali, sono provocare il caos, destabilizzare i governi, e promuovere partiti populisti, nazionalisti, di estrema destra o sinistra, specialmente quelli scettici verso l’Unione europea e la Nato. Mosca vuole seminare la divisione sociale, etnica e razziale come nel mio Paese, o ideologica».
Quando Renzi venne a Washington nell’ottobre del 2016 ne parlaste?
«Non lo so. Presumo che l’influenza russa in Europa sia stata discussa, ma non so specificamente a che livello».
È vero che nell’autunno del 2016 mandaste una missione a Roma?
«In generale la nostra pratica durante quel periodo era avvertire i governi europei delle operazioni di propaganda russe, perché sapevamo che stavano avvenendo. Purtroppo, facendo autocritica, siamo stati un po’ ciechi su quanto facevano nel nostro Paese. Ma parlavamo regolarmente con i nostri interlocutori tra gli alleati Nato, inclusa l’Italia, per discutere le operazioni di influenza maligna condotte da Mosca. Perciò è interamente plausibile e probabile che quel tipo di conversazione sia avvenuta».
È vero che delegazioni di politici italiani sono andate in Europa orientale a visitare le minoranze russe?
«Siamo a conoscenza di queste visite. Matteo Salvini della Lega Nord andò in Crimea nella primavera del 2014, per incontrare il cosiddetto premier de facto dei combattenti separatisti russi. I politici italiani viaggiavano assolutamente in Europea orientale, promuovendo politiche scandalose, dal mio punto di vista».
Cosa sta succedendo in vista delle elezioni politiche?
«In base alle mie analisi sulla propaganda russa, e quelle di varie organizzazioni come Hamilton 68 del German Marshall Fund, o il Digital Forensic Lab dell’Atlantic Council, noi sappiamo, e abbiamo un sacco di prove, che la Russia sta sostenendo la Lega Nord e Cinque Stelle. Non si tratta solo di appoggio online, ma anche politico. Intendo per esempio l’accordo che la Lega ha concluso a marzo per cooperare con il partito di governo Russia Unita, cioè quello di Putin. Abbiamo visto molte cose simili, tipo l’Associazione culturale lombardo russa. Sono link profondi. Non solo digitali, ma anche politici».
Solo la Lega, o anche Cinque Stelle?
«Anche Cinque Stelle. I suoi leader sono andati in Russia, abbracciano la strategia narrativa del Cremlino, e usano i talking point forniti da Mosca. Stanno soddisfacendo i principali obiettivi ideologici di Putin, chiedendo la fine delle sanzioni, accusando la Nato di essere aggressiva, attaccando l’Ue. Hanno tutto il diritto di farlo come partito politico italiano, ma chiaramente hanno sposato un messaggio che sostiene la narrativa del Cremlino. È curioso perché in passato i leader del movimento, come Beppe Grillo, erano critici di Mosca. È interessante chiedersi come mai hanno ora questa relazione così simbiotica».
Ci può dare le prove di quanto sostiene?
«Per capire come funziona la propaganda russa devi analizzare bots e troll, e cosa dicono. Se lo fai, vedi che nei media italiani c’è uno spazio preponderante a favore di Cinque Stelle, Lega, e partiti di destra come Fratelli d’Italia. Tra le altre cose, va letto anche il rapporto dell’Atlantic Council “Kremlin’s Trojan Horses”, spiega le tattiche usate sui social per propagare informazioni in Europa».
Gli attacchi online vengono dalla Russia o dall’Italia?
«Certamente dalla Russia, ma sospetto anche dentro l’Italia. Ci sono siti basati nel vostro Paese, tipo “Io sto con Putin”, che provano un certo livello locale di cooperazione col messaggio strategico russo. Non so se è il risultato di una collaborazione diretta con Mosca, o di narrative parallele, ma chiaramente ci sono gruppi italiani che promuovono i messaggi del Cremlino».
Mosca adopera anche la corruzione?
«È assolutamente lo strumento più forte che usa per sovvertire la democrazia occidentale dall’interno. Lo vedi ovunque, dall’Europa al mio Paese. Non ho prove specifiche di finanziamenti russi ai partiti politici italiani, ma vi incoraggio a investigare e seguire i soldi, perché è assai possibile che stia accadendo. Se la Russia vede il vantaggio di usare contatti corrotti per cercare vantaggi politici, lo fa sempre».
In che modo?
«I veicoli sono diversi. In genere il Cremlino non impiega agenti diretti dello Stato, tipo i diplomatici. Lo fa con gli oligarchi, le aziende collegate con la Russia, o altri proxy difficili da identificare. I soldi poi vanno a shell company, che è estremamente complicato scoprire. Vi invito a indagare».
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