Il Pd ci prova: taglio ai vitalizi in manovra
Roma, 9 dicembre 2017 – Uscita dalla porta, l’Aula di palazzo Madama del Senato, la proposta di legge sui vitalizi, a prima firma Matteo Richetti, prova a rientrare dalla finestra, nella Manovra. Il leader dem, Matteo Renzi, ritiene – insieme alla polemica sulle banche – la ‘guerra’ sui vitalizi un asset fondamentale da sventolare durante la campagna elettorale. Non foss’altro perché i 5 Stelle ci faranno sopra una campagna martellante. E così, con un inedito asse, sia il Pd sia i grillini hanno presentato due emendamenti per inserire la ‘legge Richetti’ nella manovra che è alla Camera. Difficile però che una proposta di modifica di questo tipo possa superare il vaglio dell’ammissibilità «degli uffici di Montecitorio, prima ancora che dell’Aula», spiega un dem ferrato sulla materia. Il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, ne sta gestendo i lavori, ma siamo solo agli inizi: gli emendamenti sono oltre 6mila.
Ambienti della commissione spiegano che «si entrerà nel vivo solo il 13 dicembre», il che vuol dire che in Aula il testo finale «non arriverà prima del 20 dicembre» e notano pure che «difficilmente gli uffici della Camera daranno l’ok a materie che già il Senato ha definito inammissibili». Proprio al Senato (dove il ddl Richetti è arenato) si è già svolto un durissimo braccio di ferro sulla proposta di legge che vuol ricalcolare i vitalizi dei parlamentari secondo un sistema previdenziale ‘normale’, cioè identico a tutti gli altri lavoratori, e anche estenderlo a tutti gli eletti, compresi gli ex parlamentari che oggi beneficiano dell’assegno vitalizio. Un «privilegio medievale», a detta dei 5 Stelle, che «coinvolge 2.600 ex parlamentari per un costo di circa 215 milioni l’anno».
Un privilegio, però, cui tutti gli ex onorevoli e anche molti dem – a partire da Ugo Sposetti che ha promesso «guerra senza quartiere» a Richetti ove la proposta di legge fosse stata calendarizzata – non hanno alcuna intenzione di rinunciare. Non a caso, martedì scorso, in conferenza dei capigruppo, la proposta Richetti era finita in fondo al calendario dei lavori. Il Pd, per via del capogruppo al Senato Luigi Zanda, ha scelto, in quella sede, di mettere al primo posto solo il biotestamento che, la prossima settimana, sarà già legge.
In realtà, a seguire, in calendario, sono stati messi altri provvedimenti (tra cui lo Ius soli), ma senza alcuna chance di vedere la luce. Tornando al Pd, ieri nella sua Enews, Renzi annuncia che il suo viaggio in treno per l’Italia diventerà presto «un libro e un film» e che, il 16 dicembre, i dem terranno a Reggio Emilia un’iniziativa con Gentiloni, ministri e amministratori locali «in nome del Tricolore». Una dimostrazione dell’asse tra l’attuale premier e il leader Pd, che ieri su Twitter ha accolto con toni amichevoli un suggerimento di Carlo Calenda. Per quanto riguarda le alleanze, Renzi si limita a dire ai suoi che «senza D’Alema e tutti gli altri, noi saremo più forti».
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