Gentiloni : “Un anno a Palazzo Chigi come su un ottovolante. Lascio un’Italia più stabile”
Le poche volte che Paolo Gentiloni percorre a piedi le strade di una città italiana, puntualmente si ripete lo sketch dell’altro giorno, nei 400 metri che il premier ha percorso tra il Tempio di Adriano e palazzo Chigi: «Presidente, continui così», «presidente si ricorda i bei tempi della Margherita?», «presidente una foto con mia figlia!». E lui, rivolto alla ragazzina: «Come ti chiami?». Lei: «Sabrina…». Gentiloni: «Va bene, Sabrina: almeno tu una foto con me te la vuoi fare…». Sempre minimalista Paolo Gentiloni, il massimo che concede a chi lo pressa per strada, è un cortese «da dove venite?». Se quelli arrivano da lontano, abbozza un romanesco: «Ammazza…» e se ne va. Nulla a che vedere col ciclone Renzi, che cercava il contatto fisico, la battuta, il selfie.
Per 365 giorni Paolo Gentiloni ha costruito la sua fortuna (come attestano i sondaggi che lo danno sempre sopra a Renzi) senza travestirsi e anche nei suoi ultimi discorsi ha continuato ad allontanare come un demone la tentazione della retorica. Ogni volta che dalla sua voce avverte affiorare un po’ di enfasi, la stempera nell’humour, «be’, non esageriamo…». Ma dopo un anno di governo è anche consapevole del lavoro fatto e lo sintetizza così a “La Stampa”: «Lasciamo un’Italia più stabile», un Paese più forte che, pur con tanti problemi aperti, «ha superato la sua crisi più grave e che non deve disperdere gli sforzi fatti in comune». Poche parole con le quali, certo, rivendica il lavoro fatto dal suo governo e da quello guidato da Renzi ma aggiunge un ponte sul futuro. Con quell’accenno a non disperdere gli sforzi «fatti in comune». Dunque, dagli italiani tutti. Ma anche dalle forze oggi all’opposizione. «L’Italia – dice Gentiloni – non va verso un periodo di instabilità, perché le sue scelte fondamentali, a partire da quelle europee, resteranno: c’è continuità nelle posizioni dei governi del nostro Paese». Dunque, con tutti i governi, compresi quelli guidati da Silvio Berlusconi.
E qui si apre il capitolo del futuro. Paolo Gentiloni non è tipo da brigare per conquistarsi un posto al sole. Da mesi sa che il Pd – e dunque lui, oltre a Renzi – avrà chances di rivendicare palazzo Chigi soltanto se la sua coalizione avrà preso un voto in più degli altri. Sa che gli equilibri post-elettorali sono incertissimi, ma in caso di grande coalizione sa pure di avere una carta pesante da giocare: il suo professionismo politico, per motivi diversi, è apprezzato dal Capo dello Stato, ma anche da due personaggi agli antipodi: Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Racconta uno dei pochi parlamentari che conosce gli umori del Cavaliere: «Non immaginatevi nessuno scambio o chissà quali rapporti particolari. Berlusconi apprezza come si è mosso il governo, Calenda e Gentiloni, sulla difesa degli interessi delle aziende italiane. È il minimo sindacale. Ma rispetto al passato, è già molto».
Con Prodi, che con Renzi continua ad avere un rapporto difficile, Gentiloni non aveva mai interrotto i rapporti e li ha proseguiti a palazzo Chigi. E il Professore ricambia con una definizione pennellata: «Paolo il freddo? No, Paolo il calmo». E quanto al Capo dello Stato il rapporto è molto solido, è stato Mattarella a volere che il governo non si dimettesse e restasse in carica, anche in vista di un lungo dopo-elezioni.
In vista di marzo, non prevedendo un lancio come star del Pd da parte di Renzi, il presidente del Consiglio parteciperà alla campagna elettorale, senza dar spettacolo, in continuità con un «understatement voluto e spontaneo che in un anno lo ha portato a partecipare ad un solo talk show», dice l’amico di una vita Ermete Realacci. Intanto nelle ore che precedono il primo compleanno del suo governo, Gentiloni si gode il risultato che ha pubblicamente rivendicato: «L’Italia è tornata a crescere, si attesterà su un dato tra l’1,5 e il 2%». Omette di sottolineare che si tratta di un raddoppio della crescita, passata in un anno dallo 0,9 ad un probabile 1,8%. Anche se il presidente del Consiglio, passeggiando per Roma, come al solito, minimizza: «Vedremo quale sarà il dato finale. Ma per stare tra l’1,5 e il 2, basta arrivare all’1,76…».
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