Bankitalia si difende su Etruria: “Nessuna pressione per fusione con Popolare di Vicenza”
MILANO – Banca d’Italia si difende ancora dopo le polemiche delle ultime settimane, sul presunto pressing esercitato per favorire la fusione di Etruria con Banca Popolare di Vicenza. Via Nazionale – ha affermato il responsabile della vigilanza Camerlo Barbagallo in audizione in commissione banche – non ha “chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria”. In quel momento “la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita”.
La questione si è riaccesa a fine novembre, quando in audizione il procuratore di Arezzo Roberto Rossi aveva definito “singolare” che Banca d0Italia avesse ritenuto Banca Popolare di Vicenza un partner “di elevato standing” per una possibile fusione.
Riferendosi più in generale alla questione delle quattro banche poste in risoluzione nell’autunno del 2015, Barbagallo ha puntualizzato che “l’azione della Vigilanza è stata incalzante”. Secondo il funzionario “le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell’autorità giudiziaria”, ma “le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti” e le “autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri”.
Nell’intera vicenda, ha aggiunto Barbagallo, “la collaborazione con la Consob – che ha avuto a disposizione a partire dal protocollo 2012, un flusso continuo di dati economici, patrimoniale, di rischiosità – si è svolta nell’alveo di una prasi generalizzata e degli accordi esistenti, che prevedono comunicazioni di sintesi dell’azione di Vigilanza”.
Riferendosi ai problemi pregressi degli istituti, Barbagallo ha puntato il dito contro la governance delle quattro banche, che “è risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni”. Barbagallo ha precisato che “sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell’Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica”.
Barbagallo ha anche spiegato che fu la Commissione Europea a bloccare l’ipotesi di salvataggio da parte del Fondo Interbancario di tutela dei depositi perché considerato “aiuto di stato”. Secondo il funzioanrio non ci si poteva ribellare alla decisione di Bruxelles e andare avanti perché le 4 banche avrebbero dovuto “sterilizzare contabilmente l’aiuto, i privati coinvolti non sarebbero intervenuti dato il rischio di revoca”. Infine la Bce, cui spetta autorizzare le acquisizioni, si sarebbe allineata agli orientamenti della Commissione.
REP.IT