Scatta lo scaricabarile a sinistra sul mancato taglio dei vitalizi

Roma – Alla fine niente tagli ai vitalizi. Gli ex parlamentari (2600 circa) passeranno un Natale sereno.

La loro pensione non verrà ricalcolata (cioè tagliata). È saltato, infatti, in Commissione Bilancio l’emendamento alla Legge di Stabilità che introduceva i criteri della cosiddetta legge Richetti (ferma da tempo al Senato). Una norma che obbligherebbe a calcolare i vitalizi col metodo contributivo (l’Inps stima un taglio di almeno 70 milioni di euro l’anno). L’emendamento era stato presentato sia dai Cinque Stelle che dal Pd. La Commissione lo ha bocciato per estraneità alla materia, cosa peraltro prevedibile, anche dalle parti del Nazareno. Solo che i vertici del Pd non volevano lasciare ai grillini la possibilità di dire che erano stati gli unici paladini di una questione che sta a cuore a tanti, ma che nel Palazzo è vista con sospetto. Il primo oppositore della legge Richetti (tra l’altro Matteo Richetti è parlamentare nonché portavoce del Pd), è Ugo Sposetti, vecchia volpe della politica, già tesoriere del Pds e dei Ds, prima della nascita del Pd. La norma è anticostituzionale, continua a ripetere Sposetti, perché va a colpire retroattivamente un diritto acquisito. Anche Cesare Damiano (Pd) è contrario. Dice che potrebbe diventare un precedente. E milioni di italiani, oggi titolari di pensioni col sistema retributivo, potrebbero vedere i propri «vitalizi» tagliati.

Insomma, a loro dire un pastrocchio. Eppure in campagna elettorale sarà di certo argomento per i populisti dell’ultima ora. Proporre di tagliare i vitalizi fa sempre effetto. E il Pd teme appunto la cattiva pubblicità. Non vuole essere additato come il partito che ha affossato la norma. La bocciatura in Commissione ha dato la stura per lo scaricabarile. Il primo (e più veemente) è stato Alessandro Di Battista. «Vanno in tv a dire che aboliranno i vitalizi – tuona dalla ribalta del blog di Beppe Grillo -. Poi fanno marcia indietro. Mi auguro che queste prese in giro sistematiche vengano punite alle prossime elezioni». «In campagna elettorale tutto è permesso – replica Richetti, autore della proposta di legge -. Però i grillini non hanno mai spiegato perché non ci hanno pensato loro a presentare una simile norma». Che poi scarica su Grasso la responsabilità di non aver calendarizzato la discussione sulla legge. Cosa che a questo punto fa infuriare Alfredo D’Attorre di Liberi e uguali (la neonata formazione guidata dal presidente del Senato). «L’inglorioso epilogo della vicenda rivela soltanto la mancanza di credibilità di Richetti».

IL GIORNALE

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