Walter Ricciardi: “Conflitto di interessi? Non sapevo che ci fosse una lobby dietro quelle riviste”
Nella sua vita Walter Ricciardi è stato tante cose, persino un baby-attore prodigio. Piccolo divo nella serie televisiva I ragazzi di Padre Tobia, fu poi accanto a Mario Merola nella trilogia napoletana inaugurata da L’ultimo guappo. Ma era un’altra vita, quella prima di diventare medico e scienziato con il pallino della sanità pubblica. A scorrere il curriculum si fa quasi notte, per i tanti incarichi e le tante mansioni svolte dall’attuale presidente dell’Istituto superiore di sanità. Ricciardi è un iperattivo, curioso, come lui stesso ha ammesso in un’intervista, dall’ingegno e dalla carriera multiforme. Ha provato persino con la politica, candidato per la lista di Mario Monti ma non eletto in Parlamento. Poco male, perché il suo nome è subito rientrato in un giro di poltrone importanti. Prima commissario straordinario infine presidente dell’Iss, da qui, un mese fa, il salto nell’executive board dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, dove rappresenterà l’Italia per il triennio 2017-2020. «Sono convinta – così ha salutato la prestigiosa nomina il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – che la professionalità del professor Ricciardi darà lustro ed evidenzierà il valore del nostro sistema sanitario».
Di sicuro a Ricciardi non mancano i titoli. Resta però il fatto che a scorrere il curriculum e poi la dichiarazione sui conflitti di interessi presso la commissione Europea (in ben tre versioni datate 2013-2014-2016) e quella depositata presso l’Oms, qualcosa non si trova delle tante esperienze professionali di Ricciardi. A rilevarlo sono due interrogazioni parlamentari del M5S, una depositata in Senato a prima firma Paola Taverna, un’altra al Parlamento europeo firmata da Piernicola Pedicini (una terza sta per arrivare dalla senatrice di Mdp Nerina Dirindin). Interrogazioni che si basano sulle rivelazioni contenute nel libro di Giulia Innocenzi, Vacci-Nazione, uscito il 7 dicembre e che chiedono conto delle omissioni della partecipazione di Ricciardi al comitato degli esperti della rivista Italian Health Policy Brief e del suo ruolo di editore scientifico della rivista Public Health and Health Policy. Per entrambe le riviste l’editore è la Altis Ops Srl (Ops sta per Omnia Pharma Service), una società che ha per oggetto sociale il market access. Si occupa, cioè, di piazzare nel miglior modo possibile i prodotti delle case farmaceutiche, passando anche dall’interlocuzione con le autorità sanitarie.
Tradotto: fa lobbying farmaceutico. Ricciardi lavora nel comitato della prima dal novembre 2011 al quarto numero del 2015 ed è a vertici della seconda rivista per due numeri del 2015. Diventerà presidente dell’Iss dal settembre 2015, ma è commissario straordinario dello stesso ente pubblico dal luglio 2014. E ancora: dal maggio 2013 è membro del Panel europeo sull’efficacia degli investimenti in sanità presso la Direzione generale per la Salute e la Sicurezza alimentare della commissione Ue. Ma della sua attività editoriale e scientifica con le riviste della società di lobbying non si trova traccia nella dichiarazione di interessi che è obbligato ad allegare. Allo stesso modo come membro dell’European Advisory Committee on Health Research (Eachr) presso l’Oms dal luglio 2012 al luglio 2014, Ricciardi non ha mezionato queste attività nella dichiarazione di interessi depositata.
Non solo: alla domanda, contenuta nel documento allegato per l’Oms, se «negli ultimi quattro anni» abbia «ricevuto remunerazione da entità commerciale o altra organizzazione correlata con un argomento relativo all’oggetto di discussione dell’incontro o del lavoro», Ricciardi risponde «no». I 5 Stelle ricordano invece una consulenza per l’azienda farmaceutica Novartis del 2012 sul vaccino contro il meningococco B e, due anni dopo, la partecipazione di Ricciardi al meeting dell’Eachr a Copenaghen, nel luglio 2014, dove tra gli argomenti in agenda si parlava di vaccini: «Sì, ma si parlava di vaccinazione in generale. Non di prodotti specifici» spiega Ricciardi.
Contattato da La Stampa il presidente dell’Iss risponde a tutti i punti contestati. Sostiene di non essere «mai entrato», da membro Oms, «nel merito di argomenti che potessero configurare alcun conflitto di interessi» e di essersi dimesso da qualsiasi attività «appena nominato presidente dell’Iss» comprese le direzioni scientifiche e i contributi editoriali a varie riviste. Sì ma perché non citare nelle dichiarazioni allegate a commissione europea e Oms queste collaborazioni, tra l’altro ancora attive mentre era commissario dell’Iss? «Francamente non lo so – è la risposta – Sono collaborazioni a titolo gratuito. Ne faccio tante e mica ho dichiarato tutti i lavori che ho fatto».
Risulta però che qualcuna, ben selezionata, sia stata riportata nella dichiarazione del presidente. Per esempio, l’incarico, sempre come editor, all’European Journal of Public Health edita dalla prestigiosa Oxford University Press. In questo caso si tratta di pubblicazione editoriale di origine universitaria. Mentre per le due riviste in questione l’editore è una lobby che le usa per promuovere i suoi interessi. Nel quarto numero del 2015 di Italian Health Policy Brief, l’ultimo in cui Ricciardi, in carica da commissario Iss, appare nel comitato degli esperti, il direttore editoriale è Marcello Portesi. Un nome che resuscita dalle cronache di Tangentopoli: ai tempi dell’inchiesta giudiziaria milanese finì in carcere con l’accusa di aver consegnato all’allora cassiere della Lega Nord duecento milioni di lire per conto della Montedison e della Ferruzzi Finanziaria. Portesi era il responsabile relazioni pubbliche dell’azienda.
Qui sta il punto: sapeva Ricciardi chi c’era dietro le riviste? La risposta che ci dà Ricciardi non è completamente chiara: «Io ho partecipato a riviste scientifiche, non ho mai fatto lobbying. Neanche sapevo che la casa editrice faceva questa attività». In che senso non lo sapeva? Non sapeva chi era e cosa faceva l’Altis Ops? «Io la conoscevo come editore, punto. I rapporti sono stati di carattere editoriale. Non guardo l’azionariato delle riviste a cui collaboro». Difficile, però, non sapere che la Altis Omnia Pharma Service faccia lobbying, visto che il suo presidente, Marco Polcari, è stato il segretario generale della Public Affairs Association battezzata dalla Ferpi, Federazione relazioni pubbliche italiana, come «la prima comunità di riferimento nel nostro Paese per le attività di Public Affairs in Sanità»
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