Le Borse europee restano deboli, la parola ora passa a Draghi

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Borse europee prudenti, mentre prosegue l’ultimo ‘giro’ delle riunioni delle banche centrali del 2017. Oggi è la volta di Bce e Banca d’Inghilterra, dopo il terzo rialzo dei tassi nell’anno da parte della Fed deciso ieri, l’ultimo dell’era Yellen. Il tasso di riferimento negli Usa è salito all’1,5%, come ampiamente scontato dal mercato, mentre per la Banca centrale europea e per quella d’Inghilterra i tassi restano fermi come atteso. A sorpresa, anche la Cina stanotte ha alzato leggermente (5 punti base) i tassi di riferimento sulle operazioni di mercato monetario (a 7 e 28 giorni e ad 1 anno) in reazione alla decisione della Fed. Ora il mercato segue le parole del numero uno della Bce Mario Draghi, in conferenza stampa. Il numero uno della Bce ha confermato di mantenere ancora a lungo i tassi sui livelli attuali e l’intenzione di aumentare e prolungare il Qe se necessario e ha detto che nell’Eurozona c’è una forte tendenza alla crescita che aiuterà l’inflazione a risalire.

A Piazza Affari le banche danno il tono

L’Europa prosegue all’insegna della debolezza (segui qui l’andamento dei principali indici) con i finanziari sotto pressione (segui qui l’andamento dei settori). Ha cambiato più volte direzione da questa mattina Piazza Affari, con il FTSE MIB in un clima di volatilità condizionato anche dai bancari. Da un paio di sedute le banche milanesi sono tornate sotto osservazione. In primis dopo le indiscrezioni di stampa su richieste aggiuntive della Bce a Ubi Banca sui crediti in sofferenza, poi dopo la decisione di Unicredit di anticipare al 2018 le linee guida dettate dall’Eba sugli Npl, che la banca ridurrà oltre le decisioni inizialmente prese. A pesare, ancora, le ipotesi di scioglimento delle Camere prima di Natale, che porterebbero ad elezioni politiche a marzo. Ieri le banche hanno zavorrato il listino e oggi avevano aperto con lo stesso tono, per poi cambiare direzione. Ora Unicredit è in rialzo ma ben al di sotto dei massimi di giornata, sulla scia dei commenti positivi degli analisti che hanno fatto seguito al Capital Market Day di due giorni fa. In positivo anche Mediobanca. Limitano le perdite Intesa Sanpaolo e Ubi Banca (che era arrivata a perdere oltre il 2% nelle prime battute di contrattazione). In altalena Banca Pop Er mentre la performance peggiore spetta al Banco Bpm. Fuori dal listino principale resta pesante Carige, dopo che Il Sole 24 Ore ha scritto che la Bce ha inviato una nuova lettera con richieste aggiuntive sulla governance. Al di fuori del comparto bancario, hanno preso la via del ribasso gli energetici con Saipem e Tenaris in coda al listino. Debole anche Recordati. Balzo di Luxottica Group, dopo la notizia del rinnovo della licenza con Tiffany. Tra i titoli in territorio positivo spicca Yoox Net-A-Porter Group. Ben comprate anche le Azimut dopo il dato positivo sulla raccolta di novembre, mentre Telecom Italia dopo una mattinata in netto rialzo all’indomani dell’incontro tra il ceo Genish e il ministro Calenda, che secondo gli analisti avrebbe fatto segnare qualche passo avanti sulla rete, ha preso la via del ribasso. Ha invertito la rotta ed è passata in rosso anche Mediaset alla vigilia dell’assemblea degli azionisti per un cambio di statuto, che blinderà di fatto il controllo di Fininvest sul gruppo: Vivendi non ha depositato le azioni e quindi non dovrebbe partecipare all’assemblea, il che porta a pensare a una possibilità di accordo in vista tra le due società.

Il dollaro si indebolisce dopo la Fed, euro si rafforza con la Bce

Accelera il passo l’euro dopo la decisione della Bce di mantenere i tassi invariati come atteso: la divisa unica è salita sui massimi da una settimana contro il biglietto verde. Prosegue quindi il deprezzamento del dollaro contro quasi tutte le principali valute. A guidare il ribasso del biglietto verde, sottolineano gli analisti di Mps Capital Services, hanno contributo prima il dato sull’inflazione Usa e successivamente i toni cauti emersi dalla riunione Fed. Il cambio euro/dollaro ha approfittato della debolezza del biglietto verde ed è ritornato a scambiare sopra quota 1,18 (segui qui l’andamento dell’euro contro le principali valute e qui quello del dollaro). Debole la sterlina contro l’euro dopo la sconfitta della May su una legge che obbliga il governo a sottoporre gli accordi finali sulla Brexit al vaglio del Parlamento.

Usa, sussidi alla disoccupazione e vendite al dettaglio migliori delle stime

Nei sette giorni conclusi il 9 dicembre il numero di lavoratori che per la prima volta hanno fatto richiesta per ricevere sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti è calato più delle previsioni, segno che il mercato del lavoro americano si avvia a chiudere l’anno su note positive. Secondo quanto riportato dal dipartimento del Lavoro, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono scese di 11.000 unità a 225mila, contro le 236mila della settimana precedente (invariato dalla prima stima). Bene anche i dati sulle vendite al dettaglio , salite a novembre a un passo superiore alle stime. Si tratta di un segnale di accelerazione dell’economia, che la Federal Reserve dovrà tenere presente nelle proprie valutazioni. Il dato, reso noto dal dipartimento del Commercio americano, è cresciuto dello 0,8%, dopo la crescita dello 0,2% del mese precedente (invariato rispetto alla prima stima).

Petrolio volatile, l’Aie mantiene invariate le stime sulla domanda

Andamento volatile per il prezzo del greggio (segui qui il Brent e il Wti), dopo la seduta di ieri all’insegna delle vendite sul comparto energetico dopo i dati sulla produzione Usa che hanno mostrato, per la scorsa settimana, un aumento di circa 80mila barili al giorno a un nuovo livello record. Il Brent è così tornato sotto i 63 dollari al barile. Intanto, l’Agenzia internazionale dell’energia, Aie, ha mantenuto invariate le sue stime sulla domanda mondiale di petrolio per quest’anno e per il prossimo anno ma ha avvertito che il mercato petrolifero potrebbe essere in surplus nella prima metà del prossimo anno prima di registrare un deficit a causa della produzione statunitense che continua a crescere in modo significativo.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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