La Bce non tocca i tassi. Nel 2020 l’inflazione sarà ancora sotto il 2%

MILANO – Nessuna sorpresa dalla riunione del consiglio direttivo della Bce. I tassi restano invariati: il principale rimane fermo a zero, quello sui depositi negativo a -0,4% e quello sui prestiti marginali allo 0,25%. Il quantitative easing – spottolinea l’Eurotower – può ancora aumentare in dimensioni o durata degli acquisti di titoli, se dovesse essere necessario e continuerà finché l’inflazione non avrà raggiunto un livello adeguato e non sarà grado di reggersi sulle sue gambe. Inoltre – si legge in una nota di Francoforte – proseguiranno i reinvestimenti dei titoli già acquistati che arrivano a scadenza, “per tutto il tempo necessario.

Parlando nella conseueta conferenza stampa (la diretta), il presidente della Bce Mario Draghi ha quindi ribadito che da gennaio il ritmo degli acquisti mensili scenderà a 30 miliardi al mese, proseguendo fino a settembre o oltre se necessario. Draghi ha quindi sottolineato come i dati più recenti suggerisaono per l’Eurozona “una forte tendenza alla crescita” che aiuterà l’inflazione a risalire. In particolare, le nuove previsioni di crescita della Bce indicano una crescita del Pil nell’Eurozona del 2,4% nel 2017, del 2,3% nel 2018 e dell’1,9% nel 2019. A settembre, l’Eurotower indicava rispettivamente 2,2%, 1,8% e 1,7%. Migliorate anche le stime relative all’inflazione, prevista all’1,5% nel 2017, 1,4% nel 2018, e 1,5% nel 2019, rispetto all’1,5%, 1,4% e 1,5% delle precedenti stime. Per la prima volta, la Bce ha esteso al 2020 la previsione sui prezzi: allora la crescita dei prezzi è prevista all’1,7%. Un livello inferiore al 2%, ma ad esso vicino. E la Bce ha proprio il mandato di tenere i prezzi presso quella soglia. “Quanto saremo vicini? Il vero problema e quanto è forte la velocità di convergenza” verso l’obiettivo del 2%, ha osservato Draghi in conferenza.

Sull’obiettivo principale del suo mandato, la stabilità dei prezzi, il governatore ha speso poi altre parole. “Certamente siamo più fiduciosi di due mesi fa sul fatto che raggiungeremo i target” di inflazione. “E’ chiaro che il rafforzamento dell’economia – ha detto – è la base su cui si chiuderà l’outpt gap e si otterrà un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro. E alla fine gli stipendi nominali rifletteranno il miglioramento del mercato occupazionale”. In consiglio, ha spiegato, prevale ancora la maggioranza di governatori che vuole manetenere “open ended” il programma di acquisti, senza fissare fin da ora una sua scadenza proprio per attendere l’evolversi della dinamica dei prezzi. “I rischi di deflazione sono scomparsi, quelli di una bassa inflazione sono diminuiti ma non posso andare oltre questo”, ha chiosato Draghi sul punto.

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