Fesso chi Legge

Mattia Feltri

L’ultimo disegno di legge depositato, il settemilanovecentoventiduesimo (7922°) di questa legislatura, è in materia di produzione e vendita del pane. In sedici articoli e 17.695 caratteri (più di dodici volte la lunghezza di questa rubrica) si stabiliscono le differenze fra pane, pane fresco, pane di giornata, pane di pasta madre, pane parzialmente cotto, pane surgelato e poi si definisce il lievito («un organismo unicellulare, tassonomicamente appartenente, non limitatamente, alla specie Saccharomyces cerevisiae…») e lo si distingue fra lievito fresco, compatto, liquido, secco e così via. È severamente vietato fare una cosa o quell’altra, non abbiamo ben capito. Ogni giorno – diceva un’inchiesta del Sole24Ore di un paio d’anni fa – vengono prodotte ventuno pagine di nuove leggi. Soltanto quelle del 2014 impegnavano 14.2 milioni di caratteri (oltre il quadruplo di Guerra e Pace).

 

A oggi non sappiamo quante leggi regolino la nostra vita, 150 o 160 mila. Eppure mattina e sera c’è qualche illuminato che propone un’altra legge, un’altra aggravante, una variante, un’aggiunta, un regolamento più stringente, più capillare, immemore che un paio di millenni fa un uomo saggio disse che è caratteristico dello Stato molto corrotto produrre un eccesso di leggi. Ma se già state armandovi contro la casta maledetta, sappiate che parecchi secoli dopo un uomo altrettanto saggio disse che ogni legge nasce dalla disperazione per la natura umana. Noi ci siamo arresi allo Stato perché lo Stato si è arreso a noi.

LA STAMPA

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