Sondaggisti unanimi. “La vicenda di Banca Etruria e della ministra Boschi peserà sul voto Pd”
Quanto peserà il caso Banca Etruria nella campagna elettorale del Pd? Roberto Weber, sondaggista e presidente di Ixè, ricorda quanto accadde nel 2005, quando il Giornale pubblicò la famosa intercettazione di Piero Fassino a proposito di Unipol e Bnl: «Allora abbiamo una banca?». «All’epoca facevo molti sondaggi per i Ds, e registrammo un danno pesantissimo a carico di quel partito, che perse 4 punti. Ci fu una potente erosione di consensi, che poi non furono recuperati nelle elezioni dell’aprile 2016». Weber ricorda che, a differenza dei casi attuali, «allora quelle scalate non provocarono danni alle tasche dei risparmiatori e degli obbligazionisti. E tuttavia la percezione di una commistione tra politica e banche ebbe un effetto pesantissimo in termini di consensi». Per questo, spiega, «mi aspetto che anche questa volta la vicenda Etruria, anche al di là del merito, avrà effetti pesanti. Del resto Fassino non aveva commesso alcun reato, anzi era stato vittima di un reato…». Secondo Weber il caso banche «va ad incidere su una situazione già complicata per il Pd, che si presenta senza un quadro solido di alleanze e punta tutto su una leadership che rischia di arrivare ammaccata alle elezioni». «A questo punto – ragiona – il danno è fatto. Anche se Boschi dovesse non candidarsi cambierebbe poco». A chi andrebbero i voti persi dai dem? «Lo schema è quello già visto alle regionali siciliane. Quando il Pd è in crisi, i voti in uscita vanno per oltre la metà al M5S, circa un quinto alle forze a sinistra e il resto nell’astensione».
Weber sottolinea che comunque «è troppo presto per rilevare con precisione quanto danno farà al Pd l’ultima vicenda legata a Banca Etruria. Servono almeno due settimane perché possa avere una traduzione nelle intenzioni di voto». Un parere condiviso dai suoi colleghi. Antonio Noto di Ipr invita alla cautela: «Ci sarà un effetto sugli indecisi, non su chi ha già scelto di votare Pd. E molto dipenderà da quanto questo tema resterà in cima all’agenda da qui alle elezioni. Non è affatto detto che a marzo sia questo l’argomento in cima alle preoccupazioni degli italiani. Il voto dipende da una molteplicità di fattori: ci possono essere elettori delusi da come Boschi e Renzi si sono comportati sulle banche e che tuttavia alla fine voteranno Pd per altre ragioni». Secondo Noto, tuttavia, «se si votasse domani la vicenda Etruria potrebbe spostare consensi dal Pd al M5S. Ma non in misura rilevante. I dem secondo i nostri sondaggi stanno intorno al 24-25%: non crescono ma non si vede neppure un calo in picchiata».
Anche Fabrizio Masia di Emg invita alla prudenza: «Quella delle banche è una vicenda controversa, ci sono fazioni che esprimono opinioni opposte. La percezione complessiva nei cittadini è una difficoltà a capire, una scarsa chiarezza: e questo certamente può danneggiare il personaggio politico coinvolto». In che misura? «Da qualche decimale fino a un punto percentuale». «Ad oggi si registra un danno contenuto per il Pd, ma tutto dipende da quanto questo tema sarà protagonista dei prossimi mesi». Già, perché «moltissimi tra gli indecisi, che sono circa il 30% dell’elettorato, scelgono negli ultimi giorni prima del voto», ricorda Noto. Dunque i dem hanno tre mesi di tempo per recuperare. Ma, come dimostra il caso dei Ds nel 2006, non sarà facile. Perché come ricorda lo stesso Noto «il tema delle banche è molto sensibile». E Weber ribadisce: «In casi come questi alla fine se il politico ha effettuato pressioni indebite o meno conta poco. A pesare è l’idea di una commistione tra politica e mercato, difficile da cancellare dalla testa dei cittadini».
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