Aumenti e regali: la manovra è tutta a misura di statale
Roma Una manovra quasi tutta per la pubblica amministrazione. Se l’andazzo era ben chiaro già dalla presentazione del ddl di Bilancio al Senato, nel passaggio a Montecitorio lo squilibrio è diventato ancor più evidente tanto più che, contestualmente all’iter parlamentare, il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, sta serrando i tempi per il rinnovo del contratto degli statali cui a legge finanziaria destina 2 miliardi di euro.
L’Aran, l’agenzia governativa per la contrattazione nel settore pubblico, dovrebbe convocare a breve i sindacati per mettere nero su bianco l’aumento medio di 85 euro (la cui erogazione non farà perdere il diritto al bonus da 80 euro per chi ha redditi inferiori a 26mila euro annui lordi). Restano da definire le questioni relative all’orario e all’organizzazione del lavoro, ma la volontà della maggioranza è chiudere prima dell’approvazione della legge di Bilancio in modo da avere una carta da giocare in campagna elettorale nei confronti dello zoccolo duro del Pd. La tornata dovrebbe comunque partire dalle amministrazioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, Inps e Inail).
L’attenzione al comparto pubblico è testimoniata dagli emendamenti alla manovra approvati di recente. Ieri è stato aumentato di 76 milioni il contributo statale per le province e le città metropolitane, salendo da 352 milioni di euro (270 milioni per le province e 82 milioni per le città metropolitane) a 428 milioni (317 e 111 milioni rispettivamente). Sono stati inoltre aumentati a Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Sardegna, mentre giovedì scorso sono stati destinati 375 milioni in più (attraverso una riduzione dei tagli di spesa) alle Regioni. Stabilizzazione dei precari nelle regioni e nei comuni. Altre misure di spesa erano state precedentemente messe in cassaforte come il turnover al 100% (cioè la possibilità di sostituire il personale che si pensiona o lascia il posto) nelle province e nei piccoli comuni virtuosi. Altre provvidenze di carattere finanziario sono rappresentate dalla possibilità di raddoppiare da 10 a 20 anni i tempi dei piani di rientro per i Comuni in predissesto come Napoli (e teoricamente anche Torino) e dalla mano libera agli enti locali nell’utilizzo dei proventi da dismissioni per rinegoziare il debito.
Tra gli altri emendamenti approvati ieri si segnala, innanzitutto, la modifica del calendario fiscale: per la dichiarazione precompilata termine unico il 23 luglio, mentre Redditi (il nuovo Unico) e il 770 slittano al 31 ottobre. Rinviato dal 16 al 30 settembre il termine per lo spesometro. Approvata, infine, una stretta sui call center interni alle aziende. Nonostante Amazon e Facebook siano vicine all’accordo con le Entrate, oggi in commissione si tornerà a parlare di web tax.
IL GIORNALE