“Cattolici obiettori sul fine vita”

francesco grignetti, alessandro Mondo
roma

Per il momento sono voci isolate, ma avvisaglie di una possibile rivolta. L’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, sferza il mondo cattolico perché non si è battuto abbastanza contro il biotestamento. E l’arcivescono di Torino, Cesare Nosiglia, a sua volta, appoggia la ribellione del Cottolengo. E l’associazione “Aris Piemonte” che rappresenta i 14 presidi sanitari accreditati e privati del sistema sanitario, si schiera con l’arcivescovo. José Parrella, il presidente, è pronto a una battaglia: «Ci assumeremo tutte le nostre responsabilità e dovremo tutelarci sotto il profilo giuridico». Il caso intanto è all’attenzione del ministero della Salute e non è escluso che oggi ci sia una presa di posizione del ministro Beatrice Lorenzin.

Il senatore Carlo Giovanardi, Idea, che quel mondo lo conosce bene e che in Parlamento s’è opposto allo spasimo contro la legge, si aspetta una larga sollevazione. «Avverto – dice – il disagio fortissimo dei medici cattolici a cui non è stato concessa l’obiezione di coscienza e degli istituti religiosi, specie quelli che accolgono bambini e minori disagiati. Io non condivido nulla di questa legge. Ma se è chiaro almeno il meccanismo di un maggiorenne che lascia le sue disposizioni testamentarie, qualcuno mi deve spiegare che si fa con un bambino, magari uno di quelli assistiti dalla Lega del Filo d’Oro, che non parlano, non vedono e non sentono. Oppure quei bambini che sono inconsapevoli fin dalla nascita e sono accuditi al Cottolengo o istituti simili».

 

Una prima risposta viene dall’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta, cattolico di lungo corso: «Certe uscite mi sembrano la coda di un confronto etico importante, ma il dibattito è finito. In democrazia prevale la legge e questa è una legge dello Stato». Quanto al provvedimento, «è un punto di incontro ragionevole, equilibrato, sofferto, tra umanesimo cristiano e umanesimo laico, su un tema difficile come la vita, la dignità della vita, la sofferenza e il dolore».

 

Ecco perchè «l’applicazione del provvedimento riguarderà anche le strutture accreditate e private del sistema sanitario». Altrimenti? «Preferirei evitare forzature». Intanto interviene il presidente dell’Ordine dei medici di Torino Guido Giustetto: «La legge è molto equilibrata». E invece è molto duro Silvio Viale, medico e radicale: «Se il Cottolengo di Torino si pone fuori dal servizio sanitario nazionale, la Regione deve revocare tutte le convenzioni».

 

 

La senatrice Emilia De Biasi, presidente della commissione Sanità, nonché madrina della legge, a sua volta è indignata. «Se ci sono problemi del genere, che facciano ricorso alla Corte costituzionale. Ma il biotestamento ora è legge dello Stato e tutti sono tenuti ad osservarla. Non possono mica decidere da soli, un vescovo qui e uno lì, la serrata di una clinica. Mi sembra un intervento a gamba tesa contro una legge sostanzialmente mite e liberale. Non si obbliga nessuno; si dà una possibilità in più. E poi, chiedo, che cosa vuol dire questa serrata? Ci sarà una clinica che rifiuterà di dare soccorso a un traumatizzato grave per incidente stradale perché ha registrato le sue Dat? Qui si va sul penale».

LA STAMPA

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