“Cattolici obiettori sul fine vita”
Per il momento sono voci isolate, ma avvisaglie di una possibile rivolta. L’arcivescovo di Trieste, Giampaolo Crepaldi, sferza il mondo cattolico perché non si è battuto abbastanza contro il biotestamento. E l’arcivescono di Torino, Cesare Nosiglia, a sua volta, appoggia la ribellione del Cottolengo. E l’associazione “Aris Piemonte” che rappresenta i 14 presidi sanitari accreditati e privati del sistema sanitario, si schiera con l’arcivescovo. José Parrella, il presidente, è pronto a una battaglia: «Ci assumeremo tutte le nostre responsabilità e dovremo tutelarci sotto il profilo giuridico». Il caso intanto è all’attenzione del ministero della Salute e non è escluso che oggi ci sia una presa di posizione del ministro Beatrice Lorenzin.
Una prima risposta viene dall’assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta, cattolico di lungo corso: «Certe uscite mi sembrano la coda di un confronto etico importante, ma il dibattito è finito. In democrazia prevale la legge e questa è una legge dello Stato». Quanto al provvedimento, «è un punto di incontro ragionevole, equilibrato, sofferto, tra umanesimo cristiano e umanesimo laico, su un tema difficile come la vita, la dignità della vita, la sofferenza e il dolore».
Ecco perchè «l’applicazione del provvedimento riguarderà anche le strutture accreditate e private del sistema sanitario». Altrimenti? «Preferirei evitare forzature». Intanto interviene il presidente dell’Ordine dei medici di Torino Guido Giustetto: «La legge è molto equilibrata». E invece è molto duro Silvio Viale, medico e radicale: «Se il Cottolengo di Torino si pone fuori dal servizio sanitario nazionale, la Regione deve revocare tutte le convenzioni».
La senatrice Emilia De Biasi, presidente della commissione Sanità, nonché madrina della legge, a sua volta è indignata. «Se ci sono problemi del genere, che facciano ricorso alla Corte costituzionale. Ma il biotestamento ora è legge dello Stato e tutti sono tenuti ad osservarla. Non possono mica decidere da soli, un vescovo qui e uno lì, la serrata di una clinica. Mi sembra un intervento a gamba tesa contro una legge sostanzialmente mite e liberale. Non si obbliga nessuno; si dà una possibilità in più. E poi, chiedo, che cosa vuol dire questa serrata? Ci sarà una clinica che rifiuterà di dare soccorso a un traumatizzato grave per incidente stradale perché ha registrato le sue Dat? Qui si va sul penale».
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