Trasporti e verdura riportano l’inflazione: i prezzi nel 2017 sono saliti dell’1,2%
MILANO – L’Italia archivia la deflazione. Lo dice l’Istat, dopo i dati provvisori di dicembre: “In media, nel 2017 i prezzi al consumo registrano una crescita dell’1,2% dopo la lieve flessione del 2016 (-0,1%)”. L’inversione di tendenza c’è, auspicata in primis dalla Bce che ha l’obiettivo di portare i prezzi vicino al +2%, e consente di riagganciare il livello dei prezzi del 2013, ovvero di 4 anni prima. Ma ci sono molti elementi di cautela, a cominciare dal fatto che l’inflazione di fondo, quella “al netto degli energetici e degli alimentari freschi, si attesta a +0,7%, un tasso solo di poco più elevato rispetto a quello del 2016 (+0,5%)”. Che la strada sia lunga è poi evidente a livello europeo: secondo Eurostat a dicembre il tasso di inflazione annuale è atteso in calo a 1,4% rispetto a 1,5% a novembre e l’inflazione di fondo si è attestata allo 0,9%, in linea con novembre.
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Tornando all’Italia, le voci che hanno inciso maggiormente sugli aumenti dei prezzi – nell’intero 2017 – sono le divisioni di spesa Trasporti (+3,4%, che inverte la tendenza rispetto al -1,4% del 2016), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,9%, in marcata accelerazione rispetto al +0,2% dell’anno precedente), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+1,8%, anch’essa con un’inversione di tendenza da -1,7% registrato nel 2016) e Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,6% da +0,7%). Rispetto all’anno precedente rallenta invece la crescita dei prezzi di Bevande alcoliche e tabacchi (+0,6% da +1,5%), Abbigliamento e calzature (+0,3% da +0,5%), Ricreazione, spettacoli e cultura (+0,3% da +0,6%) e Servizi sanitari e spese per la salute (+0,2% da +0,4%), mentre registrano una variazione nulla i prezzi di Mobili, articoli e servizi per la casa. Se si analizza quanto hanno contribuito alla variazione totale dei prezzi i singoli comparti, emerge che i “contributi positivi più ampi provengono in ordine dai Trasporti (per 0,385 punti percentuali), dai Prodotti alimentari e bevande analcoliche (0,267 punti percentuali), dall’Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (0,206 punti percentuali) e dai Servizi ricettivi e di ristorazione (0,125 punti percentuali). Per contro, il principale contributo negativo è da ascrivere ai prezzi dell’Istruzione (-0,196 punti percentuali)”.
I fattori che hanno spinto i prezzi: trasporti e alimentari in cima
Secondo il Codacons, l’insieme di queste dinamiche significa un rincaro da 364 euro a famiglia, 102 dei quali si devono a cibo e bevande e 110 ai trasporti.
Venendo ai dati Istat del solo dicembre, da una parte accelera la crescita dei prezzi dei trasporti, dall’altra rallenta quella della frutta e verdura e alla fine l’inflazione resta stabile rispetto a novembre. Alla fine, nell’ultimo mese dell’anno i prezzi sono saliti dello 0,4% su base mensile e dello 0,9% rispetto al 2016, come a novembre. Il cosiddetto “carrello della spesa”, composto da beni alimentari, per la cura della casa e della persona, ha visto i prezzi aumentare dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annua (da +1,6% di novembre). I prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto salgono dello 0,1% in termini congiunturali e dell’1,5% in termini tendenziali (da +1,7% di novembre).
Nell’ultimo mese dell’anno si segnalano due dinamiche differenti: “L’accelerazione della crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+2,8%, da +2,2% di novembre) è infatti bilanciata dal rallentamento della crescita dei prezzi sia dei Beni alimentari non lavorati (+2,5%, da +3,2% del mese precedente) sia dei Beni energetici non regolamentati (+4,4% da +5,0% di novembre)”.
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