Pensioni, allarme Ocse: “Assegni troppo bassi” Ma i conti sono a posto
In pensione dopo i 70 anni e con assegni che non garantiranno la sussistenza. È quanto ha ricordato il direttore del dipartimento occupazione dell’Ocse, Stefano Scarpetta, in un’intervista concessa ieri all’Agi sottolineando che il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita è «una misura necessaria» perché «in Italia la media della spesa pensionistica rispetto al Pil è doppia rispetto alla media dell’Ocse e le aspettative di vita sono decisamente più alte rispetto alla media degli altri Paesi Ocse».
Per comprendere perché l’organizzazione con sede a Parigi abbia così a cuore la stabilità della riforma Fornero non è sufficiente il fatto che «metta in sicurezza i conti pubblici», occorre ricordare inoltre quanto specificato nel rapporto Pensions at a glance dello scorso dicembre. In primo luogo, la spesa globale per il welfare in Italia assorbe un terzo della spesa pubblica italiana (32% contro il 18% Ocse). In particolare, nel 2013 la spesa per le pensioni nel nostro Paese era pari al 16,3% del Pil (14% in termini netti), inferiore solo al 17,4% della Grecia, pari a quasi il doppio della media Ocse (8,2%). Per effetto delle riforme pensionistiche di Maroni, Tremonti e Fornero, l’incidenza è destinata ad attenuarsi, scendendo al 15,3% nel 2020 e al 13,8% nel 2060, ma restando al di sopra della media dei Paesi Ocse.
Il punto cruciale, secondo Scarpetta, non è quello legato all’uscita dal mondo del lavoro perché coloro che hanno molti anni di contributi o che ricorrono all’Ape social o anche a quella volontaria hanno la possibilità di ritirarsi in anticipo. «Il vero problema – ha specificato – è quello dell’adeguatezza del montante pensionistico» in quanto «per diversi motivi, inclusi i periodi di disoccupazione e di inattività, in molti si ritroveranno ad avere un montante pensionistico e quindi una pensione decisamente bassa».
Le generazioni più recenti, infatti, hanno perso diversi anni contributivi e il sistema previdenziale italiano, una volta a regime, per ogni anno perso, comporterà un livello più basso le pensioni. Dunque, per la generazione dei millennial lavorare oltre i 70 anni diventerà anche una necessità in quanto con un sistema interamente contributivo il raggiungimento di un ammontare contributivo che consenta di avere una pensione in grado di soddisfare i bisogna, una volta ritiratisi, è prioritario.
Perciò, evidenzia il dirigente Ocse, «occorre assolutamente lavorare sull’occupazione e sull’occupabilità delle persone, soprattutto quelle più anziane per cui mantenere il posto di lavoro diventa più difficile». Per evitare che questi costi incidano sulla spesa pubblica, conclude, sono necessarie misure focalizzate sul mantenimento del posto di lavoro «misure di sostegno per i lavoratori con competenze più basse, che hanno più difficoltà a conservarlo».
IL GIORNALE