Stranieri, caserme e disciplina L’Austria vuole il coprifuoco
Immigrazione, caserme, coprifuoco e un welfare più armonico: ecco il decalogo del governo di Vienna per il nuovo anno.
Lo aveva annunciato alla Vigilia di Natale il neocancelliere austriaco Sebastian Kurz che «costringere i Paesi membri ad accogliere i rifugiati non aiuterà l’Europa». E sulle quote Ue per la ripartizione del migranti aveva tuonato che «se continuiamo così divideremo l’Ue e gli Stati membri decideranno ognuno per conto proprio quante persone accogliere».
Oggi il suo governo, figlio dell’accordo siglato un mese fa tra i conservatori del Partito Popolare Övp e la destra di Fpö, passa dalle analisi ai fatti e mette nero su bianco la strategia da adottare nel breve periodo. Il vicecancelliere Heinz-Christian Strache propone per gli immigrati una sistemazione nelle caserme in disuso, ma con il coprifuoco notturno per evitare reati e commistioni con la criminalità organizzata e con luoghi di possibile intreccio con l’Isis. «Anche in passato – ha precisato – si è discusso se non sia il caso che, da una certa ora in poi, la sera, debbano essere tutti di nuovo nelle caserme». Per cui niente alloggi di massa, come palazzine di edilizia popolare o alberghi e camping, ma strutture controllate direttamente dalla Difesa per gestire con intelligenza e senza sciatteria l’accoglienza e soprattutto garantendo un controllo serio e programmato per impedire, come accaduto altrove, il rischio di radicalizzazione o di eccessiva libertà per gli ospiti tra cui possono nascondersi jihadisti pronti all’azione.
Una strada che Kurz aveva già imboccato un biennio fa, quando ricopriva la carica di ministro degli Esteri, criticando la politica di accoglienza tout court praticata da Berlino che nel 2015 «fruttò» un milione di profughi. Erano i giorni del campo di Idomeni, del caos al confine tra Grecia e Turchia, che condusse all’accordo tra Ue e Ankara. E lo stesso cancelliere, sin dalla sua elezione, si è schierato con Ungheria e Repubblica Ceca contro la politica tedesca sui richiedenti asilo nella consapevolezza che «anche militarmente occorrono ulteriori sforzi per aiutare i migranti nel loro paese d’origine o negli Stati vicini», con la certezza che «il confine che separa asilo e migrazione economica è attualmente del tutto labile».
Kurz e Strache hanno sottolineato che le decisioni verranno prese insieme, come quelle sul welfare nazionale, per il quale è allo studio un piano per ridurre l’assegno familiare dall’Austria all’estero e utilizzare quei soldi per favorire gli investimenti e, quindi, la creazione di nuovi posti di lavoro. E ancora, centinaia di leggi saranno cancellate introducendo più libertà amministrativa e più rapidità nelle operazioni legate alle imprese e al commercio: l’obiettivo dell’esecutivo è quello di stimolare una maggiore possibilità per le imprese di fare Pil. Secondo il nuovo governo ciò gioverebbe anche agli austriaci e all’economia interna.
L’Austria, che nei prossimi mesi quando i termini della Brexit diverranno effettivi ricoprirà la presidenza di turno del Gruppo di Visegrad (composto da Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), si prepara così ad affrontare le sfide del 2018 anche (o soprattutto) in chiave Ue nella consapevolezza che, come osservato dal cancelliere pochi giorni fa, «i migranti che intendono venire in Europa non vogliono andare in Bulgaria o Ungheria, bensì in Germania, Austria o Svezia».
IL GIORNALE