Berlusconi: con Maroni nessun patto segreto, escludo ruolo politico
Roberto Maroni riserva della Repubblica? Possibile ministro o, addirittura, presidente del Consiglio? Imprevisto, e forse imprevedibile, arriva uno stop. «Escludo nella maniera più assoluta» un ruolo politico e di governo per Roberto Maroni. Così Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, in una intervista a Circo Massimo su Radio Capital. «Nessun accordo segreto con Maroni – aggiunge il leader azzurro -. Se motivi personali lo spingono a scegliere di non ricandidarsi in Lombardia è impensabile si possano ipotizzare per lui ruoli politici e tantomeno impegni di governo». Poi una frase sibillina: «Il mio candidato premier non lo posso dire adesso ma assicuro che è un super candidato».
Le ipotesi Gelmini e Gasparri
Forza Italia, ha aggiunto, sta valutando la proposta della Lega di candidare Attilio Fontana alla guida della Regione, ma non esclude di presentare una sua candidata, Mariastella Gelmini. Parlando poi del Lazio il leader azzurro non ha confermato la candidatura del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri: «Può essere un ottimo candidato – ha affermato – ma siamo ancora distanti da una decisione definitiva».
«Siamo al 40%, no alle larghe intese»
«Il centrodestra trainato da FI è in crescita continua e per alcuni ha raggiunto la quota del 40%. Ma io punto più in alto, mancano due mesi alle elezioni». Il leader di Forza Italia si dice «intimamente convinto» del successo alle prossime elezioni politiche. «Punto almeno a un 45% globale della coalizione», ha aggiunto confermando che il partito che otterrà più voti sceglierà il premier. E l’ipotesi di larghe intese, qualora il centrodestra non riuscisse a conquistare una maggioranza autonoma? «No, nella maniera più assoluta. Noi siamo al di là e contro il modo di governare e le soluzioni che trovano i signori della sinistra. Non c’è mai stata questa possibilità e non ci sarà in futuro. Il patto del Nazareno era solo un accordo per scrivere insieme la riforma costituzionale e la legge elettorale. Non riteniamo di poter avere in futuro una azione con la sinistra».
«M5S, non sanno cosa significhi lavorare»
Berlusconi spazia su tutti gli argomenti della campagna elettorale. A partire dagli avversari nella competizione elettorale. Gli esponenti del Movimento 5 stelle, per il leader azzurro, «non hanno alcuna esperienza e competenza. La gran parte di loro non sa cosa significhi lavorare e amministrare. E i risultati si vedono a Roma: il collasso della Capitale è l’emblema di quel che potrebbe accadere al Paese se governassero. C’è da avere paura. I grillini assegnerebbero responsabilità di governo a magistrati che sono i portabandiera del peggiore giustizialismo e dell’uso politico della giustizia. Insomma, c’è da aver davvero paura. Ma noi li fermeremo».
«Mai detto che Renzi è il mio erede»
Poi arriva l’affondo sul Pd e il suo segretario. «Non ricordo di aver mai definito Renzi il mio erede – sottolinea Berlusconi — Renzi ha avuto il merito di rompere davvero con la storia post-comunista, ma non è riuscito a sostituirla con un’altra anima e un’altra identità: il PD è ridotto a un semplice gruppo di potere, senza valori e senza prospettive. La crisi del PD, non è responsabilità solo di Renzi, è la crisi della sinistra che non è in grado di rispondere alle nuove esigenze del 21° secolo. In tutta Europa è come in Italia: l’alternativa è fra moderati, liberali, cristiani che si riconoscono nel PPE, e i movimenti ribellisti, pauperisti, giustizialisti».
«Supereremo la legge Fornero»
L’intervista prosegue con argomenti di carattere programmatico, partendo dal patto siglato con gli alleati ad Arcore domenica. «Supereremo alcuni aspetti della legge Fornero, alcuni aspetti in gran parte sono stati già eliminati, noi elimineremo gli altri aspetti che ci sono e che sono ingiusti. Dopo esame accurato e un dialogo stretto con gli alleati interverremo dove sarà necessario. Io penso che ci sono delle attese da parte chi chi sta lavorando oggi che non si possono deludere. Credo che, guardando ciò che fanno in Europa, si possa aumentare il momento in cui gli italiani possono lasciare il lavoro», ha aggiunto. Quindi, ecco l’attacco all’ipotesi, circolata in ambienti del Pd, di abolire il canone Rai. «Renzi fa una proposta incomprensibile: abolire il canone RAI e trasferirne il costo sulla fiscalità generale. Cioè continuerebbero a pagarlo gli italiani».
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