Rimpatri di massa, la Corte europea dei diritti dell’uomo ammette i ricorsi dei migranti sudanesi

di ALESSANDRA ZINITI

Era il 24 agosto 2016 quando 40 cittadini sudanesi, fermati dalla polizia a Ventimiglia, vennero espulsi e rimpatriati a seguito di un accordo di cooperazione firmato dal capo della Polizia Gabrielli con il suo omologo sudanese. Ora la Corte europea dei diritti dell’uomo vuol vederci chiaro, ha dichiarato ammissibili i ricorsi presentati dagli espulsi assistiti da avvocati dell’Asgi e dell’Arci, e ha chiesto al governo italiano di fornire giustificazioni al proprio operato entro il prossimo 30 marzo.

Allora, si era nel piano caos accoglienza a Ventimiglia, l’espulsione dei 40 sudanesi suscitò accese proteste e venne interpretata come una sorta di respingimento collettivo e illegittimo. Il capo della polizia Gabrielli ha sin dall’inizio rivendicato l’assoluta correttezza del suo operato che avrebbe rispettato le procedure di diritto nazionale e internazionale. L’accordo di cooperazione con la polizia sudanese avrebbe soltanto contribuito a velocizzare le operazioni di identificazione ed espulsione.

Alcuni cittadini sudanesi che, in quell’agosto riuscirono a sfuggire al rimpatrio, hanno poi ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale in Italia “in quanto soggetti a persecuzioni e discriminazioni nel Paese da cui provenivano”.

I ricorsi presentati dai rimpatriati hanno denunciato la violazione di diverse norme della Convenzione di Ginevra e la corte europea per i diritti dell’uomo li ha adesso ritenuti ammissibili.

REP.IT

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