Mondo alla rovescia, aumentano i finanziamenti dei cittadini ai partiti
Roma. Quattro passi fuori dai sondaggi politici, e anche fuori da ciò che quotidianamente diciamo del rapporto tra cittadini e fisco, e siamo in un mondo rovesciato, come quello di Alice dopo aver attraversato lo specchio. L’esperienza, quasi psichedelica se non fossa basata sui solidi dati delle dichiarazioni dei redditi, ci mostra un’Italia plebiscitariamente a favore del Pd e molto fredda verso gli altri partiti. In base alle dichiarazioni 2017 il 49 per cento dei 15,3 milioni di euro destinati ai partiti attraverso le scelte del 2 per mille va al Pd, che riceve così dai suoi sostenitori quasi 8 milioni. Il distacco è imponente con la Lega (allora ancora Nord) al secondo posto con il 14, e poi gli altri – in testa tra gli inseguitori c’è Forza Italia con il 6 – molto distanziati. E’ un peculiare carotaggio della società italiana, che raccoglie i contribuenti più attivi politicamente.
E’ un campione al cui interno si vota un po’ anche per censo (chi dichiara di più ha un 2 per mille più pesante) e, va aggiunto, anche per onestà (chi dichiara di più, appunto). Rilevante anche il confronto con il precedente anno fiscale che aveva dato sì il primato anche allora al Pd, ma con un introito totale di 6,4 milioni di euro. L’aumento è notevole (anche se andrebbe letto al netto dell’effetto ripresa e quindi della crescita dei redditi) e si avvicina a 1,5 milioni di euro. Il mondo è alla rovescia, rispetto al racconto corrente sulla disaffezione dalla politica, perché aumenta in modo considerevole il numero dei contribuenti che indirizza il proprio 2 per mille. Sempre riferendoci al partito più indicato, il Pd, il numero di persone che lo hanno scelto passa in un anno da 491.570 a 602.490. il tutto nelle dichiarazioni riguardanti redditi realizzati nel 2016, l’anno che si chiudeva con il No al referendum costituzionale da parte del 60 per cento degli elettori. Un dato elettorale, che ci riporta al di qua dello specchio di Alice. E ci riporta nelle cronache quotidiane anche la costante separazione del movimento ora affidato a Luigi Di Maio dalla ordinaria attività politica. I 5 Stelle non entrano nel meccanismo della distribuzione dei contributi perché non hanno trasmesso il loro peculiare statuto (o quello che è) alla commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Niente trasparenza, niente fondi.
IL FOGLIO