Stangata conti correnti. Dalle grandi banche aumenti fino al 40%
Non solo i soldi tenuti sui normali conti in banca non rendono nulla, siamo arrivati anche allo 0,1% lordo, ma nell’ultimo anno i costi per i servizi bancari, anche quelli on line (che restano pur sempre i più economici), sono cresciuti a dismisura. In media del 20%, se si prende in considerazione un campione rappresentato dai principali 10 operatori del credito, con punte che però superano anche il 40%.
Chi paga di più
Ad essere rincarati più di tutti sono i conti ad operatività mista (sia on line che in filiale) che salgono anche del 52,8% e che evidentemente le banche vogliono disincentivare. In media nei 4 anni passano infatti da 82 a 115,73 euro di costo annuo (+41,12%). A pagare di più in assoluto (quasi 173 euro l’anno) sono però le famiglie che restano ancorate ai conti tradizionali, tutti gestiti attraverso lo sportello della banca.
Per questo tipo di conti, in particolare, sono aumenti i canoni annui (27,47 euro di media), i costi delle carte di credito (canone annuo medio 37,5 euro) e delle carte di debito. Le banche on line hanno invece tagliato costi di canone, movimenti, bonifici e prelievi allo sportello, costo degli assegni e del canone annuo della carta di credito (12,22 euro di media) aumentando di contro i costi del versamento di contanti e assegni, dei bonifici on line delle domiciliazioni e dei prelievi attraverso gli Atm di altre banche e nella Ue. Se si guardano i soli conti tradizionali in media i single in quattro anni hanno subito aumenti compresi tra il 23,5 ed il 33%, le coppie tra il 30 ed il 52,8%, le famiglie tra il 28 ed il 45,5 per cento. In pratica il costo annuo di tenuta del conto bancario è aumentato da un minimo di 13 ad un massimo di 43 euro l’anno.
I meno colpiti dagli aumenti, ma perché come detto pagano già tanto, secondo Sostariffe.it sono gli utenti che operano esclusivamente in filiale. In assoluto i conti più convenienti restano quelli on line, che pur avendo subito a loro volta incrementi medi di 15-30 euro rispetto al 2013, restano i più abbordabili. Quattro anni fa quando questo segmento dell’offerta di servizi muoveva i primi passi le banche on line erano molto meno di quelle attive oggi e per affermarsi non facevano pagare canone e offrire gratis molti servizi. Anche per loro negli ultimi tempi la musica è cambiata e questo spiega aumenti che ad esempio per la famiglia modello individuata da Sostariffe.it hanno fatto lievitare il costo di questa tipologia di conti dagli 0,93 euro del 2013 ai 30,53 di oggi. Non molto in valori assoluti, ma ben il +4200% in percentuale.
Attenti all’Isc
L’offerta di soluzioni e di pacchetti di prodotti e servizi che si possono ampliare a seconda delle varie esigenze da un lato può disorientare il risparmiatore e dall’altro rendere complicata la lettura dei costi reali dei servizi che ci vengono offerti. A detta delle banche servono invece a profilare meglio le esigenze del cliente e quindi anche a farli risparmiare. Per questo, in attesa che venga finalmente riattivato il sito Comparaconti.it curato dall’Associazione bancaria (colpa del Tesoro che tarda a definire le nuove regole), l’unico strumento oggettivo che consente qualche forma di comparazione è l’Isc, ovvero l’Indicatore Sintetico di Costo che consente di fissare la spesa media a seconda dei vari profili di utilizzo, dalla Operatività bassa (112 operazioni annue) ai giovani (164 operazioni), alle famiglie segmentate per operatività bassa, media ed elevata (rispettivamente 210, 227 e 253 operazioni annue) sino ai pensionati a basso e medio utilizzo (124 e 189 operazioni). L’Isc è riportato bene in evidenza in ogni foglio informativo che riassume costi e caratteristiche di un conto bancario reperibile in banca o anche sui siti web dei vari istituti. Occorre pertanto munirsi di pazienza e spulciare una ad una le varie offerte.
I primi dieci ai raggi X
E allora se si prende in considerazione l’Isc riferito ad una famiglia con media operatività, scorrendo l’elenco dei 10 principali operatori si vede che chi non ha aumentato i costi a fine 2016, o prima dell’estate scorsa, lo ha fatto certamente dopo. Con pochissime eccezioni. Tra i primi a muovere Intesa Sanpaolo che ha portato il costo annuo del suo conto «XMe» a 187,8 euro per l’operatività tradizionale allo sportello e a 179 per l’on line con aumenti rispettivamente del 187 e del 175%. Il «Qubi» di Ubi banca dopo essere cresciuto del 16-19% a 86,1 euro il servizio allo sportello e a 75,10 l’on line da ottobre è rincarato ulteriormente di 6 euro (+7-8%) rispettivamente a 92,1 e 81,1 euro. Un altro big del settore, Unicredit, dopo aver aumentato nel 2016 del 3% i costi del conto «My Genius» allo sportello e del 4% la versione on line, dal 5 ottobre ha fatto il bis: il conto allo sportello è rincarato di altri 9,52 euro a quota 178,87 (+5,62%) addirittura di 12 l’online (a quota 88,7 euro, +15,6%).
Bnl, Mps, Carige e Cariparma nel 2016 erano rimaste ferme. Con l’autunno, con l’esclusione del monte senese che ovviamente non può permettersi di maltrattare i clienti che gli son rimasti, le restanti tre hanno fatto scattare i nuovi listini. «InNovo Conto pratico» di Bnl nella versione allo sportello dal 31 ottobre addirittura costa 45 euro in più: è infatti passato da 106,95 a 151,95 euro (+42%), mentre il conto line è rimasto fermo a quota 83,95. Nove euro in più su entrambe le versioni per il «Conto famiglia» di Cariparma quotate rispettivamente 175,15 (conto tradizionale) e 136,79 euro (on line) corrispondenti ad aumenti del 5,4 e del 7 per cento rispetto al 2016. Il conto «Comodo» di Credem è quello che ha subito invece gli aumenti più bassi (+1% su entrambi i profili nell’ultimo anno) a quota 1087,85 (on line) e 138,64 (sportello). Mentre Banco Bpm ha tagliato del 4% il costo del suo «Premiaconto» on line (a 99,26 euro) e aumentato del 9% (a 113,26) quello tradizionale. Anche Poste italiane, pur mantenendo prezzi molto più bassi dei concorrenti bancari, non ha resistito a ritoccare in maniera significativa i listini col conto «Bancoposta Più» salito nell’ultimo anno del 108% a quota 75,15 euro per l’on line e a 85,15 (+84%) per l’utilizzo tradizionale.
Tutta colpa della Bce?
Le ragioni di questi rincari? Colpa dei tassi negativi applicati da un po’ di tempo a questa parte da parte delle Bce, si sono affrettati a spiegare la scorsa estate quelli di Intesa. Che tra l’altro è lo stesso motivo per cui i soldi depositati sui conti tradizionali non rendono più nulla. Ma non solo. Vale per tutti la risposta data da Unipol banca a Sostariffe.it in cui spiega che «i rincari sono legati all’incremento dei costi sostenuti dal sistema bancario in seguito ad alcuni interventi legislativi e/o regolamentari nonché per impegni imposti da autorità per sicurezza dei clienti». Da un giro d’orizzonte emerge anche un’altra motivazione: rincarare i conti tradizionali non serve solo a fare cassa, ma anche a spingere sempre di più la clientela verso l’on line. Più efficiente, più pratico e per le banche certamente molto più redditizio. La lettura che danno i consumatori ovviamente è diversa. È molto più cattiva. «Le banche stanno scaricando i costi di crisi bancarie e salvataggi vari sui consumatori, aumentando in modo unilaterale le tariffe e introducendo balzelli con conseguenti aggravi di spesa per i clienti» denuncia da mesi il presidente del Codacons Carlo Rienzi.
«Dalla percezione che ho io non registro aumenti tanto rilevanti dei costi dei servizi» ribatte il presidente dell’Associazione bancaria italiana Antonio Patuelli. «Però – aggiunge – va anche detto che se luce e gas aumentano in automatico del 5% e le autostrade del 3% non ci si deve sorprendere se poi anche i costi bancari salgono. Un consiglio? Se si vuole pagare poco basta chiedere di attivare un «conto di base». Lo prevede una specifica convenzione tra Mef, Banca d’Italia e Abi e tutte le banche dovrebbero averlo. Si tratta di un conto rivolto a consumatori con limitate esigenze di operatività, che ha un canone ridotto e fisso, appena 2 euro al mese, ed offre gratuitamente un pacchetto di servizi (bancomat, prelievi allo sportello, bonifici, domiciliazione utenze, ecc.) sufficiente a soddisfare molte esigenze. Per i redditi più bassi, sotto gli 8 mila euro di Isee e i pensionati sotto i 18mila euro lordi è addirittura gratis!».
LA STAMPA