La priorità del “compagno” Gori: accogliere e dare lavoro ai profughi
Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – che nelle ultime settimane non ha risparmiato schiaffi al segretario – batte Matteo Renzi all’applausometro.
Il sindaco Beppe Sala scalda il pubblico più del candidato governatore Giorgio Gori. Niente liti, alla kermesse del Pd promossa ieri al teatro Parenti per lanciare la campagna per Politiche e e Regionali è il trionfo del volemose bene. Per risalire nei sondaggi la parola d’ordine sul palco è «basta polemiche tra di noi». Sala sale per primo è usa lo slang dei giovani (anche se tra i 500 in platea e i 300 davanti al maxischermo nel foyer se ne vedono pochini): «Che figo essere qui». Ammette subito, ce ne fosse bisogno, che «le 4 persone qui non sono sempre andate d’accordo, ma è il momento in cui ognuno di noi deve mettere da parte le ambizioni personali e ascoltare il cuore, io voglio che Gori diventi presidente della Regione e dobbiamo essere ottimisti anche se soffia un vento populista.
L’alternativa non è la destra nè i 5 Stelle, che propongono tagli a una marea di legge, ma dimostrassero di saperne fare una». Non entra sulle ragioni dello strappo di Leu, il partito di Pietro Grasso che candida Onorio Rosati in Lombardia. «Adesso – incalza il sindaco – accettiamo che è così e avanti. Nessun partito possiede gli elettori, andiamo a dire anche ai presunti loro votanti che non c’è gara tra Gori e un altro leghista». Azzarda un «tandem Sala-Gori, io a Palazzo Marino e lui in Regione possiamo costruire politiche comuni su case popolari, ambiente, lavoro». E al segretario Pd chiede una garanzia: «Milano non è un tram per Roma, chi si candida qui e chiede la fiducia dei milanesi, poi li deve rappresentare». Dopo di lui Calenda assicura: «Mi spenderò per Gori anche contro una certa idea identitaria e antropologica della sinistra per cui chi ha fatto il manager non può essere di centrosinistra». E dopo mesi di rapporti quasi azzerati, Sala diventa per Renzi il testimonial del Pd da contrapporre alla (mal)gestione dei sindaci 5 Stelle, Virginia Raggi a Roma o Chiara Appendino a Torino. «Sono felice di condividere il palco con questi amici, anche se spesso non ce le siamo mandate a dire» l’esordio del leader Pd. Ma ora elogia la «caparbietà e la tenacia di Beppe» quando Expo era nel caos», ricorda che «Sala è andato moltissimo nelle periferie in campagna elettorale» e Milano «ha indicato un modello per il Paese e noi, dico purtroppo, inseguiamo, ma serve un centravanti di sfondamento che porti avanti gli altri». Al centrodestra dice: «Attenti a non sottovalutare Gori, lo avete fatto anche a Bergamo». Ammette che «all’inizio della conoscenza avevo un pregiudizio, perchè veniva da Fininvest, poi ho scoperto che è più a sinistra di me. Non ci vuole molto, anticipo la battuta».
Gori sul palco dipinge una Lombardia in chiaroscuro, «si vanta nella retorica di chi l’ha governata di essere speciale ma non è così, c’è molto da cambiare». Parla di «grandi disuguaglianze sociali, disoccupazione, innovazione insufficiente». É «la regione più inquinata d’Italia ma non possiamo più accontentarci di divieti su Euro 3 e 4». É convinto di vincere «anche se di poco» ma tra le priorità punta un tema che è già costato caro al Pd alle ultime amministrative a giugno: «La Regione ha ostacolato i Comuni che si prendevano cura dell’accoglienza dei migranti, con me tornerà ad assumere la regia per costruire percorsi di integrazione e lavoro per i profughi». L’assessore alla Sicurezza Simona Bordonali ribatte a Gori che «mente sapendo di farlo o parla senza sapere. Le Regioni non toccano palla sul tema accoglienza proprio perché sono state escluse dai tavoli dai governi Letta, Renzi e Gentiloni». Lo sfidante Attilio Fontana sottolinea che Gori «annuncia di voler gettare al vento ulteriori risorse, anche qui in Lombardia, soldi che invece noi useremo per promuovere politiche a favore dei nostri cittadini. Con quei soldi noi finanzieremo le politiche del lavoro, aiuteremo gli anziani e realizzeremo gli asili nido gratis, tanto per cominciare». E Fabio Altitonante (Fi) nota: «Noi pensiamo a percorsi per l’espulsione, Gori per far entrare altri clandestini».
IL GIORNALE