Via libera alla missione in Niger, centrodestra spaccato sul voto

AMEDEO LA MATTINA
roma

Un contingente delle nostre forze armate partirà per il Niger. Una missione non da combattimento ma di addestramento delle forze di sicurezza locali per combattere il terrorismo e controllare le frontiere dove passano i migranti. È stato l’ultimo voto della legislatura prima delle elezioni del 4 marzo. Dopo i senatori, ieri anche i deputati hanno votato la risoluzione presentata dalla maggioranza che autorizza diverse missioni all’estero, tra cui quelle nuove in Niger, Tunisia, Sahara occidentale e Repubblica Centrafricana. Il centrodestra ha votato in ordine sparso. Forza Italia e Fratelli d’Italia a favore. La Lega si è astenuta perchè ha ritenuto la risoluzione poco chiara e incisiva nel contrasto ai migranti. Una contraddizione se si pensa che il 10 gennaio Matteo Salvini aveva detto che «ogni intervento teso a contrastare l’immigrazione clandestina avrà il mio sostegno, ovunque, anche in Islanda». Il Carroccio invece ha fatto un passo indietro forse per poter dire di non avere votato insieme a questa maggioranza di governo. Tenuto conto che i 5 Stelle hanno votato contro, come Liberi e Uguali. La campagna elettorale produce anche questi effetti.

 Fi e Fratelli d’Italia hanno ritenuto necessarie queste missioni. «Abbiamo votato a favore per mettere un freno ai flussi di immigrati che, attraverso la Libia, giungono sulle nostre coste. Vigileremo affinché sia questo il compito dei nostri soldati, non quello di difendere gli interessi della Francia in Niger», ha spiegato Meloni.

Il punto è verificare se una futura eventuale maggioranza di centrodestra si troverà d’accordo in politica estera sull’Europa, i rapporti con gli Stati Uniti e le missioni militari da finanziare in continuità con l’attuale governo. Solo sui rapporti con la Russia c’è una visione comune, mentre l’asse Francia-Germania è visto con sospetto.

 

E non è stato solo l’esponente di Noi con l’Italia Daniele Capezzone a sollevare la questione, votando contro e affermando che «andiamo in Niger a proteggere l’uranio francese, nel quadro di un complessivo e inesorabile assoggettamento italiano a Parigi, più ancora che a Berlino». Capezzone ha precisato di parlare a titolo personale e non di Noi con l’Italia che nelle stesse ore era più che altro impegnata nella dura trattativa sui collegi con i cosiddetti «alleati» del centrodestra. Più pesanti e spiazzanti invece le parole di Antonio Tajani, uno dei massimi esponenti di Fi, ma soprattutto il presidente del Parlamento europeo, amico dei Popolari della Merkel. E non certo avversario di Macron. Queste le sue parole: «Se i soldati italiani che vanno in Niger fanno parte di una strategia europea bene, ma se devono soltanto seguire le scelte francesi allora non è politicamente conveniente per l’Italia. L’Italia deve contare di più in Europa. Abbiamo bisogno di più equilibrio altrimenti ci muoviamo verso un’Europa a guida franco-tedesca». Ancora più singolari le affermazioni di Tajani sulla possibilità di sfondare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil: «Non è un dogma di fede. Se si riesce a sforare il tetto, cosa che la Francia ha già fatto con l’autorizzazione del resto dell’Ue, bisogna farlo per la crescita, gli investimenti in infrastrutture, il lavoro».

 

Insomma, nel centrodestra c’è un grande fermento di posizioni e divisioni. Intanto sul voto di ieri, il premier Gentiloni ha ringraziato il Parlamento. «Dall’Afghanistan all’ Iraq, dal Libano al Kosovo, dalla Libia al Niger, le forze armate e la cooperazione italiana lavorano per la pace, lo sviluppo e la stabilità, contro il terrorismo e il traffico di esseri umani». Soddisfatta anche il ministro della Difesa Pinotti. «L’Italia ha deciso di partecipare allo sforzo dei Paesi del Sahel per contrastare la minaccia incombente del terrorismo di natura jihadista e le nuove missioni approvate, tra cui il Niger, si concentrano in un’area geografica, l’Africa, che ha un prioritario interesse strategico».

LA STAMPA

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