Treno deragliato, sotto accusa la scarsa manutenzione. La nuova rotaia era pronta per essere sostituita

michele sasso
milano
 

E dire che appena dieci giorni fa, il «convoglio diagnostico», era passato proprio sui binari che ieri hanno fatto deragliare il treno dei pendolari. Si affanna Rete ferroviaria italiana per far sapere che i controlli ci sono, che i soldi si spendono e insomma, dovremmo sentirci tutti sicuri di viaggiare con comodità.

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I pendolari non la pensano esattamente così: ogni giorno in tutta la Lombardia 735 mila persone affrontano i viaggi un po’ pigiati, un po’ preoccupati, un po’ fatalisti. Da oggi, di più. Del resto, alle 20,30 di ieri sera, bastava dare un’occhiata al sito di Rfi per scoprire che: la linea Milano-Brescia ha la circolazione viaria interrotta per «svio del treno»; che la linea Milano- Chiasso ha la circolazione rallentata per un guasto alla linea elettrica tra Como e Seregno; che la linea Alessandria-Piacenza ha la circolazione rallentata per un guasto tra Broni e Voghera. Insomma, tra il dire e il fare c’è di mezzo un’infrastruttura, quella della circolazione regionale, che secondo molti lascia a desiderare e che, ciò nonostante, assicura quotidianamente spostamenti per centinaia di migliaia di persone. E mentre si aspetta che i vari periti dicano la loro (e saranno battaglie legali), Stefano Biserni di Rete ferroviaria italiana (Rfi), che gestisce l’infrastruttura ferroviaria di tutto il Paese spiega che in fondo «abbiamo una rete che tutti ci invidiano a livello mondiale».

È la linea Maginot dietro alla quale si trincea Rfi che aggiunge di destinare ogni anno 270 milioni di euro per la rete, di cui 130 solo per i binari. A gettare acqua sul fuoco delle polemiche è arrivato a Milano il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, per una riunione in prefettura sull’incidente ferroviario: «Ho sentito dire molte volte in queste ore del tema degli investimenti sulla sicurezza: vi posso garantire che gli investimenti in sicurezza sono aumentati del 340% negli ultimi tre anni. È la nostra priorità in particolar modo nelle reti dei pendolari».

La linea Cremona-Milano, la tratta dei pendolari che trasporta ogni giorno 10 mila persone nella metropoli lombarda, è una delle più frequentate in Italia: 14 fermate e quasi due ore di viaggio per caricare chi abita nella Bassa e lavora in città. Stare in piedi pare sia ormai la normalità per 100 chilometri di odissea quotidiana. La linea è conosciuta dagli addetti ai lavori e dai dannati del pendolarismo come una delle peggiori in Lombardia: treni lenti e sovraffollati dall’età media di quasi 20 anni. Ogni giorno sulle linee di Trenord in Lombardia ci sono 4000 dipendenti che garantiscono 2300 corse al giorno. La regione più mobile del Paese ha una società creata su misura grazie all’unione tra il colosso Trenitalia e il Gruppo Fnm controllato dalla Regione Lombardia. «L’età media del parco rotabile è di 25 anni: la normalità è viaggiare con carrozze vecchie.

Sulla tratta Cremona-Parma tocchiamo addirittura quota 65 anni», racconta Luca Beccalli, macchinista dal 2004 con base a Lecco e sindacalista della sigla Orsa: «Purtroppo stiamo assistendo a questi incidenti in tutta Italia. Ad oggi non si può dire dove è il problema ma i lavori di manutenzione di Rfi e Trenord vengono subappaltati e sicuramente c’è una contrazione dei costi. Non è la stessa cosa che averla dentro all’azienda». L’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie ha registrato nel 2016 ben 92 incidenti significativi su tutte le linee della Penisola con 127 vittime. Soltanto negli ultimi sei mesi sono 5: il primo giugno a Calusco d’Adda (Bergamo) è successo un incidente simile: sul treno partito da Porta Garibaldi il carrello sarebbe uscito dai binari poco prima del ponte di Paderno. Il 23 luglio scorso un altro treno di Trenord era parzialmente uscito dai binari proprio a Pioltello, senza però provocare feriti fra i passeggeri.E poi è la volta del deragliamento sulla linea Cosenza-Paola il 6 dicembre e Pescara-Foggia il 9 gennaio scorso. Poche settimane fa, la Regione Lombardia ha destinato un miliardo e 600 milioni di euro per l’acquisto di nuove carrozze. Un provvedimento al fotofinish per la giunta del governatore leghista Roberto Maroni che però ha il sapore della beffa. «Solo dal 2021 comincerà ad arrivare qualche treno nuovo e l’investimento è spalmato fino al 2032, per i prossimi 15 anni in pratica», spiega Agostino Alloni, consigliere regionale del Pd: «Se analizziamo meglio i dati di investimento in termini assoluti la Lombardia è quella che ha investito di più ma se paragoniamo le spese con i numeri di chilometri e numeri di pendolari il dato è nettamente inferiore alla Calabria e alla Puglia che sono le maglie nere in Italia». Quest’incidente, però, forse si poteva evitare. La sostituzione del binario che ha ceduto, infatti, era già programmata e il nuovo pezzo di strada ferrata era pronto per essere sostituito di lì a poco, nessuno però lo ha cambiato.

LA STAMPA

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