L’euro sfonda tetto 1,25 dollari. Draghi: “Consiglio preoccupato per politiche Usa”

L’euro supera di slancio quota 1,25 dollari per la prima volta dal dicembre 2014 durante la conferenza stampa post-riunione del board a Francoforte del presidente della Bce Mario Draghi. Il cambio si è attestato a 1,2526 dopo un massimo a 1,2538. Da inizio anno l’euro si è apprezzato del 4,5% sul biglietto verde americano. Il presidente della Bce ha da una parte evidenziato che resta «necessario» un ampio livello di stimolo monetario nell’eurozona, fattore che dovrebbe in teoria ridurre l’appeal dell’euro, ma ha d’altro canto ha insistito sulla crescita economica parlando di «forte momento crescita a inizio anno» e di espansione del Pil dell’eurozona cresciuta oltre le attese nel II semestre 2017.

 “Consiglio preoccupato per le politiche Usa”

«Diversi membri» del Consiglio direttivo hanno espresso preoccupazione per i recenti segnali degli Stati Uniti sulle proprie politiche» ha detto Draghi precisando che «questa preoccupazione andava oltre il semplice tasso di cambio e riguardava lo stato generale delle relazioni internazionali in questo momento». E, ha aggiunto ,«se ciò dovesse portare a una stretta di politica monetaria indesiderata e che non è giustificata, allora dovremmo ripensare alla nostra strategia». Il presidente della Bce ha poi spiegato che «il movimento nei tassi di cambio è dovuto in parte a fattori endogeni, come il miglioramento dell’economia, e in parte a fattori esogeni che non sono legati alla comunicazione della Bce ma a dichiarazioni di altri soggetti».

 

“Non agiremo tassi di cambio”

La Bce non agirà sui tassi di cambio ha detto Draghi spiegando che la banca centrale «non darà un target» ai tassi di cambio, che «sono importanti per la crescita e la stabilità dei prezzi». «La recente volatilità nei tassi di cambio rappresenta una fonte di incertezza che richiede attenzione circa le possibili implicazione sulla stabilita dei prezzi nel medio termine» ha detto Draghi nella conferenza stampa , sottolineando però che «i dati confermano che la crescita nell’eurozona è robusta» in un contesto in cui si conferma una «espansione dell’economia, che ha accelerato più di quanto previsto nella seconda metà del 2017».

 

“Non ancora segni convincenti forte rialzo inflazione”

L’inflazione di fondo «resta modesta, in parte a causa di fattori speciali, e deve ancora mostrare segni convincenti di una sostenuta tendenza al rialzo» chiarisce Draghi. «L’inflazione Iapc annuale dell’area dell’euro è stata dell’1,4% a dicembre 2017, in calo rispetto all’1,5% di novembre. Ciò riflette principalmente gli sviluppi dei prezzi dell’energia», aggiunge. In prospettiva, sulla base degli attuali prezzi dei futures per il petrolio, «i tassi annui dell’inflazione complessiva dovrebbero oscillare intorno ai livelli attuali nei prossimi mesi». Guardando avanti, «si prevede che aumenteranno gradualmente nel medio termine, sostenute dalle nostre misure di politica monetaria, dalla continua espansione economica, dal corrispondente assorbimento del rallentamento economico e dalla crescita salariale».

LA STAMPA

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