Giorno della memoria: Miep, l’amica di Anna Frank che salvò il suo diario

Chissà se Anne Frank avrebbe potuto vivere fino a 101 anni. Come la sua amica Miep Gies, all’anagrafe Hermine Santrouschitz, nata nel 1909 e scomparsa nel 2010. Amica… in realtà era qualcosa di più: era la protettrice dell’intera famiglia; la persona che aveva osato sfidare le leggi dei nazisti per sottrarre (d’accordo con il marito Jan) un gruppo di ebrei al loro destino di morte; la giovane donna che andava al mercato in bicicletta e faceva la spesa perché Anne, la sorella Margot, i coniugi Otto e Edith Frank e gli altri ospiti del nascondiglio in via Prinsengracht (Fritz Pfeffer, Hermann van Pels, Auguste van Pels, Peter van Pels), ad Amsterdam, avessero di che sfamarsi. Giorno dopo giorno, per due anni, fino a che la delazione di un uomo (o di una donna) mai individuato non portò la Gestapo ad abbattere la libreria girevole che celava l’ingresso al claustrofobico mondo di Anne, sopra gli uffici di quella che una volta era l’azienda del padre.

Sì, Miep era qualcosa di più. Era anche la donna cui dobbiamo riconoscenza eterna perché fu lei a salvare il Diario di Anne. Già, Miep (il soprannome che le diede la sua famiglia adottiva) ebbe il coraggio di tornare nel rifugio dopo la razzia dei nazisti per cercare qualche oggetto da restituire ai Frank quando fossero tutti tornati a casa, una volta finito l’incubo della persecuzione (allora, a parte qualche storia licenziata con un “ma figuriamoci!”, del destino degli ebrei nei campi di concentramento si sapeva poco e nessuno poteva, o voleva concepire l’orrore delle camere a gas). Dunque, vedendo i fogli sparsi per terra, probabilmente rovesciati da una guardia alla ricerca di denaro e preziosi nascosti tra le poche cose che i Frank si erano portati nel rifugio, Miep Gies li raccolse a uno a uno per conservarli con cura fino a guerra finita.

Come ha poi raccontato lei stessa (la nuova edizione di «Si chiamava Anne Frank» di Miep Gies è uscita pochi giorni fa in Italia da Utet), la giovane voleva bene ad Anne, l’aveva vista crescere a partire dai suoi 4 anni, e con il tempo aveva superato il muro di diffidenza tipico degli adolescenti per intuire la grande forza creativa che Anne sprigionava in quelle interminabili giornate nella prigione-rifugio. La sua intenzione era di restituire il manoscritto alla sua proprietaria, Anne appunto. Ma dopo la Liberazione soltanto Otto tornerà ad Amsterdam. E per qualche settimana, sperando in un miracolo, Miep continuerà a tenere in un cassetto il Diario. Soltanto quando la notizia della morte di Anne, e anche di Margot, a Bergen-Belsen, entrambe stroncate da un’epidemia di tifo esantematico, arriverà in una lettera scritta da un’infermiera che aveva conosciuto, aiutato e infine seppellito le due sorelle, Miep Gies rivelerà al padre in lacrime il contenuto di una scatola di cartone piena di fogli fittamente scritti: lì Anne è tornata a vivere, per poi diventare una sorella, una figlia, un’amica di chiunque abbia avuto il coraggio civile di leggere il suo diario.

In questa giornata di ricordo, rivolgendo il pensiero a chi ha avuto il coraggio di aiutare degli esseri umani in difficoltà, dedichiamo alla memoria di Miep Gies la poesia “Se questo è un uomo”, di Primo Levi.
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

CORRIERE.IT

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