E’ morto David Zard: addio al leggendario promoter che portò in Italia i grandi del rock

E' morto David Zard: addio al leggendario promoter che portò in Italia i grandi del rock

ROMA –  David Zard era un visionario. No, non uno di quelli tra droghe e psichedelie, nemmeno di quelli presi dal fuoco sacro e mistico. No, Davide era un visionario molto pragmatico, ma pur sempre visionario. Perché nella sua visione c’era, c’è sempre stata, fino all’ultimo, l’idea del futuro.

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Il futuro, per Davide, era dietro l’angolo, anche quando in realtà era lontanissimo, come nei primi anni Settanta, quando iniziò a organizzare concerti in Italia. Non era come oggi, chi non c’era non può credere quale fosse il livello di caos, di violenza, di tensione ai concerti in Italia, con gli autoriduttori sempre pronti a sfondare i cancelli, i servizi d’ordine a cercare di contenere i danni e la polizia, quando arrivava, a caricare tutti, chi aveva il biglietto e chi no. Ma lui era sempre lì, appassionato fino all’eccesso, pronto a litigare e discutere con chi sfondava i cancelli, ma anche pronto a migliorare le cose, a spingere per avere strutture più adatte a ospitare la musica dal vivo, pronto anche a prendersi cura degli artisti, oltre che del pubblico.

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Davide, assieme a Franco Mamone e Francesco Sanavio, è stato tra i pionieri del mercato della musica dal vivo nel nostro paese, anzi potremmo dire che se l’era inventato dal nulla, seguendo gli esempi inglesi ed americani, portando nei palasport, nei teatri, negli stadi, tutti i più grandi artisti del rock e del pop. E subendo, soprattutto quaranta anni fa, le critiche di chi pensava a lui come a uno “squalo” della musica, interessato solo al soldi e non all’arte. Non era così, non era soltanto così. Che fosse interessato a fare soldi era ovvio e naturale, che il suo fosse un business gli era chiaro fin dall’inizio, anche quando il business non c’era e lui provava ad inventarlo.

Aveva una visione dell’industria dei concerti che conteneva, come abbiamo appena scritto, la parola industria. Ma era anche un enorme appassionato di musica, conosceva artisti, generi, tendenze, si informava, era attento e nulla sfuggiva al suo radar. Non tutto gli andò bene, come ovvio in un mestiere dove l’alea resta molto elevata, ma gran parte delle sue visioni si confermarono come giuste con il tempo. Davide aveva fiuto, sia per gli artisti sia per il pubblico, conosceva e riusciva a vedere il talento anche nei gruppi e nei solisti più giovani, e li ha sostenuti volentieri, soprattutto negli anni Ottanta e Novanta.

Con alcuni artisti italiani, Branduardi, Nannini, Cocciante, è stato molto più che un manager, mentre davvero interminabile è l’elenco degli artisti che ha portato a esibirsi in Italia, grandi stelle internazionali come Madonna, Michael Jackson, astri del rock come Dylan e i Rolling Stones ma anche i Genesis, i Traffic, Santana, Lou Reed, citando a casaccio. Già, Lou Reed, nel 1975: un tour devastato dagli incidenti, che ebbero il loro culmine a Roma, al Palasport, con le cariche e i lacrimogeni di polizia e carabineri all’interno della struttura. Era il segnale della fine, che arrivò di li a poco, con le molotov sul palco di Santana, della prima grande stagione di concerti in Italia. Davide però non si diede per vinto e continuò a cercare di trovare una strada, ragionevole e sana.

Negli anni Ottanta e Novanta ancora concerti, tanti, sempre più grandi e belli, sia italiani (come il megaconcerto di Baglioni allo stadio Olimpico di Roma) che internazionali. Poi la nuova “visione” e l’apertura al mondo del musical contemporaneo, dove ha firmato il più grande successo di tutti, quello di Il gobbo di Notre Dame ma anche molte altre produzioni, come Tosca: amore disperato di Lucio Dalla. Il gobbo è stato un successo sotto ogni punto di vista e il merito, oltre che di Cocciante come ovvio, è proprio di Zard che non solo ha creduto nell’artista e nelle sue idee, ma gli ha dato i mezzi per realizzarle, fino al punto di costruire delle strutture apposta per permettere la realizzazione degli show.

Sposato con Patrizia Tomasich, padre di Clemente che è il suo erede sotto ogni punto di vista e già lavora con successo nello show business, Davide Zard era burbero e simpatico, affettuoso e tagliente, difficile e morbido, aquila e colomba. Un meraviglioso cumulo di contraddizioni dal quale emergevano la sua personalità, le sue fortissime convinzioni, il suo amore per la musica. Si, Davide Zard ha fatto per la musica italiana, per lo spettacolo italiano, molto di più di quel che si immagina. E sarà, giustamente, ricordato per questo.

REP.IT

 

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