Pd, Renzi blinda il giglio magico. E per Giachetti spunta il posto sicuro in Toscana

francesca schianchi
roma

Quando, ieri alle quattro del mattino, la Direzione è finita con la lettura dei candidati, il segretario dem è stato visto avvicinarsi al ministro Claudio De Vincenti. Con un po’ d’imbarazzo: degli esclusi eccellenti, era l’unico presente in sala. A suo favore, ieri, è insorto il collega Carlo Calenda (citando anche altri nomi per i quali, dice, servirebbe un «ravvedimento operoso»): «C’è stata un’incomprensione, è lui che ha detto un secco no a una nostra proposta. Ora vediamo se esiste spazio dopo le rinunce», ripara a sera Renzi, perché «di Claudio ho molta stima». Così, nel crudele gioco di chi è dentro e chi fuori, il responsabile del Mezzogiorno potrebbe rientrare. A differenza di molti altri che hanno perso la loro partita.

 Nonostante l’ottimismo esibito («ad Arezzo saremo il primo partito, spero anche in Italia»), le simulazioni dai sondaggi parlano di un probabile dimezzamento dei seggi di Camera e Senato. Un dato con cui Renzi e il giglio magico hanno dovuto fare i conti. Attenti a salvaguardare i fedelissimi, in modo da garantirsi gruppi parlamentari il più possibile coesi e leali un domani. Anche a costo di sacrificare, in molti casi, il criterio di vicinanza al territorio spesso sbandierato.<

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Dalle liste ancora ufficiose (ieri hanno continuato a lavorarci tutto il giorno: a tarda sera non erano ancora state diffuse quelle ufficiali) sono salvi, naturalmente, loro stessi (dalla Boschi al tesoriere Bonifazi capolista al Senato in Toscana a Luca Lotti nel collegio uninominale di Empoli) e i dirigenti di prima fascia, da Guerini a Rosato a Fassino a Teresa Bellanova, che sfiderà D’Alema. Presente anche l’ex portavoce di Renzi e oggi di Gentiloni, Filippo Sensi, in Toscana. Poi, tra i vincenti di questa roulette, ci sono alcuni renziani di seconda fascia: da David Ermini, capolista in Toscana, alle deputate spesso viste in tv a difenderlo a spada tratta come Rotta, Malpezzi e Morani, a Roberto Giachetti, costretto ieri a difendersi per aver accettato un collegio sicuro a Sesto Fiorentino dopo aver esposto il petto sui social: corro in un collegio incerto di Roma e rinuncio alla protezione del listino, aveva detto. Posizioni sicure anche per chi il segretario ha scelto per l’alto valore simbolico: come Stefano Graziano, il consigliere regionale che venne indagato e poi completamente prosciolto, simbolo vivente della battaglia per il garantismo. Si aggira al Nazareno con aria soddisfatta Matteo Orfini: da Luca Rizzo Nervo a Giuditta Pini a Chiara Gribaudo, è riuscito a mantenere intatta buona parte della sua corrente.

 

Più rischiosa la posizione di un renziano della prima ora come Ernesto Carbone, solo terzo nel listino del Senato in Emilia, o del sottosegretario Gozi con cui pure il leader dem ha molto lavorato in questi anni sull’Europa, pure lui terzo ma alla Camera. Altri nomi vicini a Renzi appaiono in posizione ineleggibile, come la senatrice Puglisi, che se ne crucciava ieri notte al Nazareno, o la giovane deputata Lia Quartapelle, che forse sconta il fatto di aver creato un comitato elettorale già da tempo «autoattribuendosi» un seggio in Lombardia, cosa che ha fatto infuriare molti: Martina sta facendo il possibile per farla rientrare in posizione utile. Tra i renziani bocciati, il sottosegretario Rughetti e la ex montiana Irene Tinagli.

 

Ma sono molti quelli che hanno sperato in una chance e se la sono visti negare. La minoranza di Orlando denuncia una sotto rappresentazione: tra gli esclusi, senatori noti come Luigi Manconi e Sergio Lo Giudice. Altri, giovani alla prima legislatura, sono stati ammessi solo in collegi persi in partenza: l’avvocato Giuseppe Guerini, appreso di aver una sola fiche nell’impossibile territorio di Romano di Lombardia pur essendo stato il secondo parlamentare più presente in questi cinque anni, ha scritto su Facebook una lettera al segretario scherzando sul «fascino indiscreto del paracadute» a lui negato. «E’ in corso l’epurazione di ogni dissenso» lamenta l’escluso Rosario Crocetta; «un colpo mortale all’idea di partito progressista e plurale» secondo un altro che non ce l’ha fatta, Beppe Lumia. «Per me, nemmeno una proposta in un collegio difficile», si sfoga il lettiano Marco Meloni. E c’è chi rifiuta una candidatura certa comunicata pochi minuti prima via sms. Gianni Cuperlo non correrà a Sassuolo: «Spero che ci sarà un candidato che di quei luoghi si sentirà parte. Molto più di me».

LA STAMPA

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