Così il Cavaliere può essere eletto l’anno prossimo
Ormai è certo: il termine per la presentazione delle liste elettorali scade domani, senza che la Corte dei diritti dell’Uomo si sia pronunciata sul ricorso di Silvio Berlusconi che chiedeva di tornare candidabile, contestando la propria estromissione in base alla legge Severino.
Il nome del Cavaliere compare dunque nel simbolo di Forza Italia ma non tra i candidati al Parlamento. Eppure esiste una possibilità concreta che il leader azzurro possa tornare a sedere alla Camera o al Senato nel corso della diciottesima legislatura repubblicana, che si inaugura col voto del 4 marzo.
La legge elettorale prevede infatti che in caso di dimissioni di parlamentari eletti in collegi uninominali, per sostituirli si debba tornare a votare nel collegio rimasto senza rappresentante. L’articolo 86 della legge prevede che si vada immediatamente alle urne, non oltre i novanta giorni dal momento in cui «per qualsiasi causa, anche sopravvenuta, resti vacante il seggio».
É quanto accadde, per esempio, nel 1997, quando il deputato del Pds Pino Arlacchi si spostò all’Onu, e alle «suppletive» nel collegio elettorale del Mugello si sfidarono per rimpiazzarlo Antonio Di Pietro e Giuliano Ferrara: uno scontro che fece epoca, con l’ex pm di Mani Pulite candidato per il centrosinistra in un collegio storicamente sicuro, e il giornalista che osò sfidarlo in una battaglia persa in partenza ma a suo modo eroica. Una situazione analoga potrebbe verificarsi se un seggio uninominale del Parlamento eletto il 4 marzo si liberasse dopo la sentenza di Strasburgo: se i giudici europei avessero nel frattempo accolto il suo ricorso, Berlusconi potrebbe chiedere di scendere in lizza nelle «suppletive». E la stessa cosa, qualunque sia la decisione della Corte dei diritti dell’Uomo, potrebbe comunque accadere se il seggio uninominale (ce ne sono 232 alla Camera e 102 al Senato) si rendesse libero dopo il 17 novembre 2019, quando cesseranno – allo scoccare dei sei anni dalla sua decadenza da Palazzo Madama – gli effetti della «Severino» a carico di Berlusconi. L’interdizione dai pubblici uffici, disposta insieme alla condanna nel processo per i diritti tv, è già stata dichiarata estinta dopo l’affidamento ai servizi sociali.
L’astinenza forzata dai lavori parlamentari, insomma, per il Cavaliere potrebbe non durare ancora a lungo. Certo, dovrebbe passare per una campagna elettorale e per un voto, magari in un collegio non particolarmente favorevole al centrodestra, ed è facile immaginare che gli schieramenti avversari metterebbero in campo personalità di spicco per affrontare lo scontro faccia a faccia con Berlusconi: ma in una partita secca dalla risonanza mediatica facilmente immaginabile, l’ex premier avrebbe indubbiamente agio di farsi valere da par suo.
IL GIORNALE