Renzi cambia partito
Matteo Renzi ha fatto piazza pulita di dissenzienti, scettici, critici e possibili concorrenti.
Nelle liste del Pd alle elezioni politiche ci saranno di fatto solo renziani doc, senza guardare in faccia a nessuno, neppure a notabili del peso di Franceschini, Orlando e Gentiloni stesso che correranno sì, ma senza truppe. Dopo essersi liberato dei nemici storici (Bersani e compagnia) che intuendo la malaparata si erano sfilati in tempo dando vita a Liberi e Uguali (che non sarà una Ferrari ma un posto in Parlamento dovrebbe garantirlo) Renzi ha completato il lavoro di rottamazione. Il Pd, come lo abbiamo conosciuto, pur nei suoi travagli, negli ultimi vent’anni da oggi non c’è più. Al suo posto è nato il Partito di Renzi, anche se momentaneamente nome e insegna restano gli stessi.
Per la sinistra è una rivoluzione epocale. Ogni volta che c’è da compilare liste elettorali, incomprensioni, tensioni, sgambetti e liti sono normali, non soltanto da quelle parti. Ma a memoria non ricordo un loro capo che alla fine non abbia distribuito i posti in modo proporzionale alle correnti interne. Renzi ha rotto anche questo tabù. Evidentemente non ci sono più i comunisti di una volta, e questo non è un male. Tutto ciò però non si spiega solo con il senso di onnipotenza dell’ex premier. È il segnale che il dopo elezioni sarà un momento molto complicato e dagli sbocchi imprevedibili, un passaggio che richiederà gruppi parlamentari coesi e pronti a eseguire senza se e senza ma gli ordini del segretario, anche quelli all’apparenza meno comprensibili dall’opinione pubblica, senza discussioni infinite, veti e ricatti.
Renzi, insomma, sta provando a trasformare la sua oggettiva debolezza politica ed elettorale in un punto di forza. Tanti o pochi che saranno, i parlamentari del Pd risponderanno solo a lui, lo seguiranno – almeno in teoria – in qualsiasi avventura, fosse anche quella di archiviare in modo definitivo la lunga e complicata storia del post comunismo. Come dire: o la va o la spacca parte seconda (la prima fu l’azzardo del referendum del 2016).
Mossa, bisogna ammetterlo, coraggiosa e senza ritorno. La terza parte non è prevista. L’ultima puntata della serie «Casa Renzi» andrà in onda inesorabilmente la sera del 4 marzo. Possiamo intuire, ma non sappiamo, con quale copione.
IL GIORNALE