Milano chiude sulla parità, ma soffre ancora Leonardo (-2%)
–di Eleonora Micheli
Chiusura contrastata per le Borse europee (segui qui gli indici europei), nonostante Wall Street abbia rialzato la testa (segui qui i principali indici Usa) dopo la frenata della vigilia e nell’attesa delle decisioni di politica monetaria che prenderà in serata la Federal Reserve. In più il presidente americano,
Donald Trump, è tornato alla carica sul mega piano per le infrastrutture del Paese nel suo discorso sull’Unione, preannunciando investimenti da 1.500 miliardi di dollari per il recupero di ponti, strade, porti e stazioni. A Milano il FTSE MIBha terminato le contrattazioni in progresso dello 0,11%. Sono salite Madrid, e Parigi, mentre ha perso quota Londra. Anche Francoforte è risultata debole, a dispetto dei dati sulla disoccupazione tedesca, che nel mese di gennaio sono scesi su un nuovo minimo storico dal 1992, portandosi al 5,4%, dal precedente 5,5% di dicembre.
Ancora male le azioni di Leonardo
A Piazza Affari i riflettori sono rimasti accesi su Leonardo – Finmeccanica, che dopo il tonfo di oltre il 12% accusato la vigilia, ha lasciato sul parterre un ulteriore 2%. Il mercato è rimasto deluso dal piano industriale illustrato la vigilia dai vertici dell’azienda, sebbene preveda un rialzo del +5/6% medio annuo dei ricavi nel periodo 2018-2022 e in aumento dell’ebita dell’8-10%. D’altra parte la crescita è spostata nella seconda parte del periodo del piano verso il 2020-2022, mentre il 2018 è stato descritto ancora come un anno di transizione. Preoccupa, inoltre, l’andamento del cash flow indicato per il 2018 e risultato inferiore alle attese.
Deboli le St, banche contrastate
Sono inoltre andate male le azioni di Stmicroelectronics (-1,28%), sulla scia della debolezza accusata dalla concorrente tedesca Infineon che ha lanciato un allarme sull’impatto negativo dei cambi. Le banche hanno registrato un andamento contrastato con Banca Pop Er (+0,82%) e Banco Bpm(+0,87%) in rialzo, Ubi Banca in calo dell’1,37%.
Telecom ben impostata nell’attesa novità sulla rete
Ha continuato a catalizzare l’attenzioneTelecom Italia(+0,5%), mentre il mercato si interroga sul futuro della rete. Secondo indiscrezioni l’ad, Amos Genish, starebbe valutando con l’Agcom l’eventuale separazione della rete. Argomento che affronterà sia nell’incontro con il ministro Carlo Calenda, in calendario il prossimo 7 febbraio, sia nel corso del cda di inizio marzo, chiamato ad approvare il nuovo piano industriale. Gli investitori ritengono che la separazione e societarizzazione della rete sia il preludio di una eventuale ipo dell’asset, che da solo potrebbe arrivare a valere 14-15 miliardi, secondo le valutazioni di alcuni analisti.
Ferragamo debole nell’attesa dei numeri sul 2017
Sono andate male le azioni di Salvatore Ferragamo, nell’attesa dei dati sulle vendite diffusi a Borsa chiusa. La società fiorentina ha registrato ricavi 2017 in calo del 3,1% a 1,39 miliardi di euro. Del comparto della moda sono andate male anche le Moncler (-0,3%), nonostante gli analisti di Equita proprio oggi consigliassero di vendere Ferragamo e comprare i titoli dell’azienda del piumino, per la quale prevedono «opportunità di crescita rispetto a marchi più globali e diversificati». Gli analisti della sim hanno ricordato un appuntamento chiave, ossia l’Investor Day del prossimo 27 febbraio: molto probabilmente la società non darà indicazioni dettagliate sui target futuri, hanno indicato gli esperti, ma offrirà «maggiore visibilità sulle crescite dei prossimi anni con un aggiornamento sulla strategia di prodotto/comunicazione e sulle opportunità di ampliamento dell`offerta e della distribuzione».
Safilo la peggiore del listino dopo le vendite 2017, volano le Monrif
Fuori dal paniere principale,Safilo Group ha accusato la performance peggiore del listino, scivolando del 5,9%, all’indomani dei numeri sulle vendite, calate a 1,047 miliardi di euro, in contrazione di 194 milioni di euro a cambi costanti rispetto all’esercizio 2016 (-16,4%). Hanno invece continuato a correre i titoli della scuderia Monrif: la holding Monrif è volata del 14,98% e Poligrafici Ed del 3,7%.
Euro rimane sopra 1,24 dollari, petrolio debole nel giorno scorte Usa
Sul fronte dei cambi, l’euro rimane sopra la soglia di 1,24 dollari (segui qui i cambi ) con gli investitori che si interrogano sulle mosse delle principali banche del mondo. Il petrolio è debole nel giorno in cui il Dipartimento americano dell’Energia ha diffuso i dati sulle scorte Usa, salite nella settimana conclusa il 26 gennaio di 6,776 milioni di barili a 418,359 milioni. Il rialzo è stato superiore alle attese (segui qui Brent e Wti). Lo spread italiano, inoltre, ha terminato in area 134 punti (segui qui lo spread).
Inflazione europea rallenta il passo
In Europa è stato annunciato che il tasso di inflazione annuale a gennaio si è portato all’1,3%, livello sotto l’1,4% di dicembre. E’ la stima flash di Eurostat. Inoltre è stato annunciato che a dicembre il tasso di disoccupazione nella zona euro è rimasto stabile rispetto a novembre all’8,7% e in calo dal 9,7% dell’anno precedente. Si tratta sempre del tasso più basso mai registrato da gennaio 2009. In Italia la disoccupazione è diminuita al 10,8% dal 10,9% si novembre e dall’11,8% di un anno prima. In Germania il tasso di disoccupazione di gennaio è stato il più basso dal 1992, anno in cui sono iniziate le serie storiche, attestandosi al 5,4%.
Germania: disoccupazione ai minimi, ma deludono le vendite al dettaglio
In Germania i dati sulla disoccupazione hanno battuto le previsioni più rosee, ma quelli sulle vendite al dettaglio hanno deluso gli analisti. A dicembre infatti le vendite sono calate dell’1,9% su base annua . Così nell’intero 2017 le vendite al dettaglio sono salite del 2,3% per cento.
Creati a gennaio 234mila posti di lavoro nel settore privato
Il 2018 è iniziato bene per l’occupazione del settore privato. Secondo il rapporto mensile redatto da Macroeconomics Advisers e dall’agenzia che si occupa di preparare le buste paga Automatic Data Processing, il mese scorso sono stati creati 234.000 posti di lavoro, mentre le stime erano per un rialzo di 185.000 posti. Come si legge in una nota, le piccole aziende hanno aggiunto 58.000 posti di lavoro, quelle medie 91.000 e quelle grandi 85.000. Nel settore servizi i nuovi occupati sono stati 212mila. I dati, che preannunciano quelli che diffonderà venerdì il Dipartimento del Lavoro, sono risultati superiori alle attese.
Negli States inoltre oggi è emerso che nel quarto trimestre del 2017 il costo del lavoro negli Stati Uniti è cresciuto in linea con le previsioni. Il dato, reso noto dal Dipartimento del Lavoro, ha registrato un incremento dello 0,6%, in linea con le attese. Il dato era salito dello 0,7% nel terzo trimestre dell’anno scorso. Su base annua il costo del lavoro è aumentato del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2016.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)