Salvini: “Di Maio è un democristiano, mai al governo con i Cinquestelle”

Il leader del Carroccio: «Se vinco triplico i rimpatri e rimetto i dazi»
REPORTERS

Matteo Salvini nella redazione de La Stampa

Alberto Mattioli
torino

«Il mio avversario? È Renzi».

 

In testa ai sondaggi, però, c’è Di Maio.

«Credo che sui voti veri ci saranno delle sorprese. Di Maio è solo un democristiano, ormai parla come Cetto La Qualunque. Non mi stupisce che Grillo e Di Battista abbiano preso le distanze».

 

Il suo alleato Berlusconi, invece, sui grillini picchia tutti i giorni.

«Io credo che non governeranno mai».

Matteo Salvini apre la campagna elettorale ad Arezzo per martellare sulle banche. Poi la prosegue in Piemonte e fa una tappa a La Stampa per un forum. E parla di tutto e di tutti.

 

Il 4 marzo cosa significherebbe per lei aver vinto?

«Vittoria è avere i numeri per un governo di centrodestra che duri dieci anni».

 

Di centrodestra e basta?

«Spero che la Lega prenda un voto più di Forza Italia. In quel caso, il presidente del Consiglio sarò io».

 

E se prendesse un voto di più Forza Italia?

«Il premier sarebbe loro. Chi, però, non lo so».

 

A quali ministeri puntate?

«Direi Esteri, Giustizia e Pubblica Istruzione, un mondo sul quale dobbiamo recuperare. E le Politiche agricole. A Bruxelles stanno tentando di chiudere la nuova Pac prima delle elezioni italiane. Inaccettabile».

 

 

Parliamo di immigrazione. Cosa bisogna fare?

«Negli ultimi anni ci sono stati 15 mila rimpatri. Il mio obiettivo è triplicarli».

 

Ma i Paesi d’origine non si riprendono i migranti.

«Il modo di intervenire c’è. Prendete la Tunisia. Abbiamo tolto il dazio sul loro olio. O collaborano sull’immigrazione o lo rimettiamo».

 

La legge Fornero va abolita come dice lei o riformata come dice Berlusconi?

«Va abolita. È nel programma del centrodestra, nero su bianco. O salta lei o salto io».

 

Però le coperture non ci sono.

«Si possono trovare».

 

E come?

«Liberando il mondo del lavoro. Meno regole assurde, meno limiti all’uso del contante, basta tagli e flat tax. Così riparte l’economia».

 

La flat tax come la immagina lei riduce poco il peso fiscale ai meno abbienti e molto ai più ricchi. È iniqua.

«La flat tax sarà accompagnata da sgravi fiscali per chi ha figli e per le famiglie numerose. Anche Trump era accusato di aiutare i ricchi. Ma ha fatto ripartire l’economia. Non si tratta di ridistribuire quel che non c’è come vuole il M5S ma di far girare il denaro».

 

Perché non l’avete fatto quando governavate?

«Non abbiamo fatto tutto quel che dovevamo, sì. Ora è il momento giusto: adesso o mai più».

 

Volete rimettere i dazi. Per un Paese che esporta come l’Italia, un suicidio.

«I dazi europei ci sono già su 52 prodotti. Io voglio solo estenderli ad altri settori».

 

Quali?

«L’agroalimentare, il calzaturiero, il mobile. Il riso del Piemonte rischia di essere ucciso da quello coltivato in Cambogia dai bambini per un dollaro al giorno».

 

Passiamo agli esteri. Perché siete così ostili alla Turchia?

«Trovo scandaloso che Erdogan domenica venga a Roma. Non voglio una Turchia sempre meno democratica e sempre più integralista nella Ue. Già è sbagliato che ci sia una procedura e che Bruxelles le abbia regalato 10 miliardi».

 

Putin, però, le va bene.

«Rivendico una vicinanza culturale, umana e politica con lui. Le sanzioni sono assurde».

 

Da Putin la Lega prende anche finanziamenti?

«Magari. Non saremmo così poveri».

 

A proposito: quanto costa la vostra campagna?

«Non so. So solo che sarà finanziata dai candidati stessi.A ognuno chiediamo 20 mila euro. E diversi imprenditori ci stanno dando una mano».

 

A Washington temono che la Lega al governo indebolisca i legami atlantici dell’Italia.

«No. L’Italia resterà nella Nato. Sono a favore delle basi americane ma contro l’eccesso di servitù militari, per esempio in Sardegna. E non credo che mandare dei soldati, italiani compresi, ai confini russi sia una cosa saggia».

 

Capitolo Lega. Crede davvero che Maroni non si sia ricandidato per andare a pesca?

«Con Maroni parlo tutti i giorni. Vuole aiutare la Lega e senza rivendicare ministeri».

 

Lo sbarco al Sud è riuscito?

«Sono disposto a scommettere che eleggeremo almeno un parlamentare in ogni regione del Sud».

 

Non crede che ricandidare Bossi sia autolesionistico?

«Forse. Ma per lui provo riconoscenza. Renzi non l’avrebbe fatto. E gli avrebbe pure detto di stare sereno».

 

Sulla cultura avete qualche progetto?

«Sì, ma lo presenterò la prossima settimana. Prevede sgravi fiscali per chi investe in imprese culturali. Non è vero che con la cultura non si mangia, come diceva qualcuno».

 

Tremonti, un vostro alleato.

«Beh, si sbagliava».

 

Se il 5 marzo non ci sarà una maggioranza Mattarella farà bene a dare l’incarico al partito più forte, cioè a Di Maio?

«Non insegno il mestiere a Mattarella. Credo che una maggioranza ci sarà: la nostra».

 

Ammettiamo che non ci sia. Incarico a Di Maio che va in Aula a chiedere i voti su poche e chiare misure. I suoi glieli darebbe?

«No. Escludo ogni accordo con il M5S».

 

Com’è trattare con Berlusconi?

«Un’esperienza formativa ma non la più difficile».

 

Cosa c’è di peggio?

«Trattare con i diccì della cosiddetta quarta gamba».

 

Come vede l’Italia fra trent’anni?

«Come la capitale dell’innovazione, della ricerca e della tecnologia. E piena di bimbi».

 

Di bimbi?

«Rilanciare la natalità è una priorità assoluta».

 

Tre ragioni per votarla.

«Prima: ho le idee chiare. Seconda: dove la Lega ha governato ha fatto bene. Terza: controllare l’immigrazione è fondamentale».

 

È vero che andrà a Sanremo?

«Sì, venerdì. Perché Elisa [Isoardi, ndr] sarà lì».

 

Appunto: dopo la campagna elettorale, vi sposerete?

«Se la domanda è se sono innamorato, la risposta è sì. Il resto sono affari miei. Anzi, nostri».

LA STAMPA

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